Massimo Foa (1943-2014)
Cordoglio ed estremo dolore, in Piemonte e in tutta l’Italia ebraica, per la scomparsa di Massimo Foa (1943-2014). Sopravvissuto alla Shoah da cui era scampato, bambino di soli pochi mesi, in maniera miracolosa, apprezzato imprenditore e intellettuale, infine formidabile, appassionato divulgatore di cultura e di ebraismo, autore di molti libri in versi per raccontare le storie della Torah e dei profeti. Ma anche testimone civile fino all’ultimo giorno della lotta contro la malattia con i suoi interventi pubblici e i suoi libri in rima per raccontare l’esperienza della chemioterapia. Torino ebraica, dove gli si è reso un commosso omaggio stamane prima del trasferimento al Cimitero ebraico di Casale Monferrato, si è stretta attorno ai suoi sei figli e a sua moglie, la letterata Elena Loewenthal, compagna della seconda stagione della sua vita.
Grandi schiere di giovani torinesi lo ricordano per la sua instancabile testimonianza di cosa è stata la Shoah. Foa si limitava in molti casi a trarre le parole dal testo della terribile lettera che sua madre, anch’essa miracolosamente sopravvissuta, aveva scritto nell’autunno del 1945 per fissare sulla carta l’orrore attraversato.
Ma il dolore del passato non era riuscito a fiaccare il profondo amore per la vita che lo ha accompagnato fino all’ultimo. In un impegno intenso per la scrittura e la divulgazione, per il racconto che attraverso la semplice rima sapeva toccare il cuore di tutti, le energie recuperate dagli impegni di lavoro erano servite per pubblicare libri unici nel loro genere (“Torah in versi. I primi cinque libri della Bibbia”, “Profeti anteriori in rima” e “Profeti posteriori in rima”, tutti pubblicati dall’Accademia Vis Vitalis). Pagine e pagine dense di umanità e di sorprese, brillanti e originali, venute alla luce solo recentemente che al di là della forza divulgativa e di un profondo senso dello spirito rivelano una formidabile conoscenza del racconto biblico e una grande umanità di raccontarlo in una maniera tanto nitida e rigorosa da incontrare il cuore di ogni lettore. Per lui, che aveva amato la complessità della grande letteratura e i grandi conoscitori della letteratura, una prova di umiltà creativa e di spontaneità letteraria che non mancherà di lasciare a lungo il segno. Per chi ha avuto la fortuna di stargli accanto o anche solo di leggerlo, una nuova, vivida testimonianza del tesoro di conoscenze e di sentimenti di cui sono portatori nei loro difficili percorsi gli ebrei italiani.
gv
(5 febbraio 2014)