…Ucraina

La questione delle pulsioni antisemite che attraversano gli scontri di queste settimane in Ucraina si fa decisamente più complessa di quanto non traspaia dai bollettini ufficiali. Lo studioso Vyacheslav Likhachev, autore di interessanti saggi sull’antisemitismo nella Russia post sovietica, fa notare in un interessante intervento per conto dell’Euro-Asian Jewish Congress quanto di strumentale ci sia nell’uso dell’”arma” antisemita nell’Ucraina contemporanea. Se certamente il movimento ultranazionalista Svoboda condivide apertamente sentimenti antiebraici, in realtà tutto il fronte delle opposizioni si guarda bene da utilizzare espressioni contro gli ebrei e anzi propone apertamente (come avvenuto il 27 gennaio) di organizzare un servizio di controllo e difesa delle sinagoghe di Kiev. Secondo l’autorevole studioso, l’accusa di antisemitismo viene invece utilizzata in maniera strumentale dalle forze governative filorusse in funzione propagandistica, da un lato per dividere le opposizioni e dall’altro per sollevare sospetti e accuse mettendo in guardia i sostenitori occidentali ed europeisti dall’appoggiare in forma decisa la rivolta di piazza Maidan. La comparsa di manifesti, magliette e simboli antiebraici fra le fila dei dimostranti sarebbe quindi riconducibile a vere e proprie provocazioni orchestrate. Trovo queste argomentazioni piuttosto convincenti, e volentieri correggo il taglio che ho voluto dare al mio precedente intervento. Se infatti rimango fermo nel segnalare con allarme l’attivismo di Svoboda che rischia di indebolire le ragioni profonde della rivolta antigovernativa, ritengo particolarmente importante sottolineare la grande attualità dell’antisemitismo come ideologia politica e strumento di propaganda. La strumentalizzazione dell’icona dell’ebreo come cospiratore antinazionale ha ancora un ruolo significativo e viene considerata dagli strateghi politici come linguaggio efficace. Che si tratti di messaggi propagandistici, episodi di violenza antiebraica o semplici richiami all’ebreo – in Ucraina “yid” – come figura negativa, è sempre valida l’idea che l’antisemitismo rimane un linguaggio politico modernissimo, con il quale dobbiamo fare i conti senza banalizzare.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(7 febbraio 2014)