Tea for two – Autorità

silvera giustaIn fin dei conti (e perdonatemi per questo incipit in medias res) che senso ha scrivere sul portale dell’ebraismo italiano se non si parla di giovani ebrei italiani? Proprio per questo, quando mi hanno detto ilaremente: “Scrivi di noi!”, non me la sono sentita di proporre un nuovo polpettone autoreferenziale sui miei turbamenti o una glitterosa notizia di ebrei più fashion di noi. Indossando le calze migliori e la gonna di Shabbat (non che io indossi sempre la gonna di Shabbat, ma ci sono delle settimane nelle quali sono particolarmente ispirata) mi imbatto nel nuovissimo presidente UGEI Simone Disegni e nel suo amico e compagno di tante battaglie e gozzovigli Yari Piazza. Devo mestamente ammettere che ho sempre subito il potere dell’autorità e di conseguenza non mi sono mai avvicinata troppo all’autorità. Insomma basta che qualcuno abbia una qualsiasi carica per assicurarsi che io gli stia alla larga, convinta che mi butterà in pasto ai leoni o affini (forse un trauma dovuto a quando dissi ad un Rosh Machanè del Bene Akivà che il giorno dopo sarebbe stato il mio compleanno e quello mi rispose “E sti cavoli!”). Detto ciò, mi sono avventurata tra le pieghe caratteriali di questi due personaggi piuttosto iconici per la gioventù ebraica, per chi si fosse perso nei meandri delle parole, Simone Disegni torinese DOC, Yari Piazza, milanese a tratti romano. E al di là di tutto, mi sono ritemprata e ricreduta. Il pessimismo leopardiano sulla gioventù ebraica è stato un poco messo in difficoltà da questi due amici che hanno formazioni, opinioni diverse eppure si ritrovano a darsi alla pazza gioia insieme. Due pietre miliari di MI-TO, il gruppo autogestito di ebrei milanesi, torinesi ed illuminati che discutono e, detto tra noi, ‘se la tajano’ ogni giorno (di più non posso dire, perché sono un occhio esterno di MI-TO). Allora mentre il Disegni, neo presidente UGEI, mi raccontava che Into the Wild gli aveva cambiato la vita e che La Grande Bellezza lo aveva fato sonnecchiare, il Piazza, che indossava una kippah con il logo di youtube strappando al cugino Yoel il titolo di Italian Jewish Hipster, mi guardava ridacchiando e diceva: “Rachel, devi scrivere della nostra amicizia!”, nel frattempo tirava uno scappellotto tenero al suo amico Simone. A quel punto il Disegni mi guarda tra il mite ed il preoccupato e chiede: “Non scriverai di questa conversazione, vero?”. Come posso non scrivere di questa conversazione? Per una volta l’autorità non mi ha fatto venir voglia di scappare via.

Rachel Silvera, studentessa

(17 febbraio 2014)