Alice Herz-Sommer (1903 – 2014)
Non aveva mai smesso di suonare, Alice Herz-Sommer, e anche dopo aver abbondantemente superato il traguardo dei cent’anni passava tutti i giorni diverse ore al suo amato pianoforte. Nata a Praga da una famiglia ebraica di origini tedesche aveva iniziato a suonare da bambina e da allora la musica è stata sempre sua compagna fino a salvarle la vita durante il nazismo. Nel 1943 venne deportata insieme a suo marito e a suo figlio a Theresienstadt, il “ghetto modello” utilizzato dalla propaganda nazista per mascherare la realtà della Shoah, che era un campo di concentramento e transito per gli ebrei diretti ad Auschwitz e in altri campi di sterminio. Lucidissima, si rese conto che c’era bisogno di musicisti, e questo la salvò perché, come dichiarò pochi anni fa durante le riprese di The Lady In Number 6: Music Saved My Life, il documentario che racconta la sua vita, “sapevo cosa stava succedendo e così entrai nell’orchestra: poter fare musica era una sicurezza perché loro volevano la musica, e non erano privi di logica, i tedeschi”. Era la sopravvissuta più anziana del mondo, e anche la più vecchia pianista, e a 109 anni aveva mostrato, nel documentario su di lei che è ora candidato all’Oscar, una incredibile capacità di vivere, e di ridere ancora. Sosteneva che “ogni giorno è bellissimo, è la vita che è bellissima, anche se sono l’unica a ridere… nessuno ride qui. E sbagliano” e in tutto il documentario l’importanza della musica, delle risate, dell’ottimismo sono trascinanti, e commoventi. Alla prima, a Londra, in molti sono usciti dalla sala con le lacrime agli occhi, profondamente commossi dalla storia di Alice Herz-Sommers, e soprattutto dalla sua vitalità, dalla sua energia. “La musica era il nostro cibo, è la musica che ci ha mantenuti in vita… la musica è un sogno, è l’unica cosa capace di portarci in un’isola di bellezza, pace e risate. E non sarò mai sola perché la mia vita è ricca di musica”. Una sua vicina – il 6 che compare nel titolo del documentario si riferisce al numero del suo appartamento – ha raccontato come “uno dei vantaggi del vivere qui è la musica meravigliosa che viene suonata mattina e pomeriggio, tutti i giorni”. Alice Herz-Sommer, pur avendo compiuto 110 anni lo scorso novembre non aveva smesso di suonare, e con la sua storia, le sue meravigliose note e le risate che tanto colpivano chi la incontrava ha ispirato anche due libri: A Garden of Eden in Hell di Melissa Mueller e Reinhard Piechocki, e A Century of Wisdom: Lessons from the Life of Alice Herz-Sommer, the World’s Oldest Living Holocaust Survivor by Caroline Stoessinger. Entrambi hanno raccolto grande consenso, e parole commosse e grate da Elie Wiesel e Vaclav Havel, che firma la prefazione del secondo dei due volumi. Ma “Solo quando si diventa vecchi come me, solo allora si diventa consapevoli della bellezza della vita”
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(24 febbraio 2014)