…déjà vu
Un odore forte di déjà vu: i carri armati sovietici che entrano a Budapest nel 1956, la tragedia dell’invasione della Cecoslovacchia nel 1968, con le immagini dell’invasione di Praga portate per la prima volta allo sguardo del mondo. Poi il 1989, con la caduta del muro di Berlino che sembrava prometterci che questo non si sarebbe ripetuto e il crollo dell’immenso impero sovietico. La democrazia che tenta di emergere stentatamente fra residui del passato e costruzione di un futuro di nazionalismi e violazioni dei diritti, nel disinteresse dell’Europa. L’appoggio alla Serbia nella guerra in Bosnia. Già nel terzo millennio, la Georgia, mentre intellettuali ed oppositori cadono come birilli e l’Europa fa finta di nulla per far posto allo zar Putin. Ed ora, la difesa del nazionalismo russo contro gli ucraini, le truppe russe in Crimea, la guerra di nuovo dietro l’angolo. Abbiamo intenzione di fare qualcosa, noi europei?
Anna Foa, storica
(3 marzo 2014)