Qui Milano – Giornata europea dei Giusti
Il Bene, una responsabilità di tutti
“Religiosi e laici: un’unica responsabilità”. Sotto il cielo primaverile, spiccano i colori dei ragazzi seduti in ascolto sul prato. Così al Giardino dei Giusti di tutto il mondo al Monte Stella di Milano si è celebrata la seconda Giornata europea dei Giusti, che ha voluto porre l’accento proprio sul contributo alla causa del bene che è stato dato lungo i decenni da uomini e donne diversi per retroterra culturale, ma uniti dall’impegno incondizionato per i valori della giustizia, della libertà, della salvaguardia della vita umana. A organizzare la cerimonia, l’Associazione Giardino dei Giusti con la collaborazione di Gariwo, Comune di Milano e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Per gli studenti e il pubblico giunto numeroso, la possibilità di ascoltare storie di famiglia, storie di amicizie, che si sono intrecciate nella grande Storia, grazie al ricordo delle sei figure che il Giardino del capoluogo lombardo, primo nel mondo dopo quello di Yad Vashem a Gerusalemme e promotore della Giornata, ha scelto di accogliere quest’anno: i milanesi Giuseppe Sala, Fernanda Wittgens e don Giovanni Barbareschi per il loro impegno durante la seconda guerra mondiale (don Barbareschi, nato nel 1922 ha partecipato alla cerimonia), e poi il primo presidente del Sud Africa libero Nelson Mandela, la diplomatica tedesca Beatrice Rohner, che lottò contro il genocidio degli armeni e nella resistenza contro Hitler, Angelo Roncalli, papa Giovanni XXIII.
Grande l’emozione espressa dal Consigliere UCEI Giorgio Mortara nel presentare i Giusti attivi nella resistenza contro il nazifascismo e protagonisti della rete di salvataggio per soccorrere perseguitati ebrei e oppositori politici. “Anche mio padre Eugenio lavorava per la resistenza e prima di fuggire in Svizzera dopo l’8 settembre 1943, fu lui a consegnare a Giuseppe Sala la lista dei perseguitati sul territorio, perché potessero essere aiutati. Voglio ricordare in questa occasione le parole di Sala nell’atto di ricevere la medaglia d’oro dell’allora Unione delle Comunità Israelitiche nel 1955: ‘Io domando se la riconoscenza è da parte vostra o non da parte nostra perché coloro che si sono sacrificati nella persecuzione hanno tale titolo di benemerenza in mezzo a noi e noi dobbiamo essere perennemente grati per l’esempio che hanno dato e soprattutto per l’insegnamento che costantemente vivrà nei nostri cuori’ disse”.
Ricco il programma di testimonianze della Giornata, testimonianze rivolte in primo luogo ai ragazzi delle scuole arrivati da tutta la città e non solo, perché possano raccogliere il testimone della lotta per la giustizia: il saluto del sindaco Giuliano Pisapia, del presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo e di monsignor Erminio De Scalzi in rappresentanza dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola, l’introduzione di Gabriele Nissim presidente di Gariwo, l’intervento di Sello Hatang della Nelson Mandela Foundation, di Marco Roncalli, pronipote di Angelo e presidente della Fondazione Papa Giovanni XXIII, di Sandrina Bandera, direttore della Pinacoteca di Brera come già Fernanda Wittgens, di Claudio Sala, nipote di Giuseppe, di Sergis Ghazaryan, ambasciatore della Repubblica d’Armenia in Italia e del console onorario d’Armenia e cofondatore di Gariwo Pietro Kuciukian.
Grandissimo entusiasmo anche per un ospite d’eccezione: l’ex calciatore e attuale allenatore del Milan Clarence Seedorf, da sempre impegnato nella battaglia contro il razzismo e per lo sport come strumento di promozione dei valori.
“Più ancora che dire no al razzismo, diciamo sì all’integrazione, sì all’uguaglianza” ha sottolineato, ricordando con commozione il suo incontro con Nelson Mandela in Sud Africa. “Il Sud Africa ci racconta di come lo sport può unire un paese, insegna a perdere senza uccidere, insegna a gestire le emozioni. Lo dico soprattutto ai ragazzi, siamo tutti responsabili di cambiare un po’ il mondo per renderlo migliore”.
Applausi scroscianti anche per il vibrante appello dell’ultranovantenne Giovanni Barbareschi, “Innamoratevi della libertà. Quando ero giovane io ci condizionavano con la paura, con i mitra, oggi usano i guanti di velluto, ma non fatevi trarre in inganno. Perché ricordate che o si vive come si pensa, o si finisce per essere schiavi. Siate liberi, critici e consapevoli”.
Al termine della cerimonia (presente anche il vicepresidente UCEI Roberto Jarach), scoperti i sei cippi in ricordo dei nuovi Giusti.
La Giornata europea dei Giusti prosegue a Milano con il concerto “Musica per la gratitudine” in programma stasera a Palazzo Marino, e viene celebrata con molte iniziative in numerose città d’Italia ed Europa. Per lanciare il messaggio che, a partire dall’esperienza del Giardino dei Giusti di Yad Vashem, che onora tutti i non ebrei che rischiarono la vita per salvare anche una sola persona dallo sterminio della Shoah ed è stata più volte ricordata durante l’appuntamento milanese, si può trarre un insegnamento universale, come ha concluso Giorgio Mortara: “Ricordare i Giusti significa cercare di prevenire i genocidi nel tempo presente. Così il valore dei Giusti della Shoah si moltiplica nel presente e si proietta nel futuro”.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(6 marzo 2014)