Tea for two – Amman
Purim è sempre stata la scusa per vestirmi da principessa Disney, da Jasmine a Meg, attraversando l’eterna fase Ester. Non mi sono più di tanto interrogata sui retrogusti filosofici della questione: banchetti, regali, stelle filanti, incitazioni al brindisi. Insomma, un invito alla sbornia felice. Poi mio zio, durante una lezione, ha parlato di Amman, descrivendolo come l’esempio lampante del narcisismo. Amman ama moltissimo se stesso ma quando viene messo in discussione da un unico uomo (Mordechai), entra in crisi e sbaglia ogni mossa. Mordechai gli infligge la classica ferita narcisistica. Ecco, io che di solito durante le lezioni mi perdo in mille viaggi mentali e veleggio in libertà, mi sono improvvisamente riconosciuta in Amman. Ovviamente non sogno di far fuori un popolo e nemmeno un singolo, ma basta un piccolo segno di dissenso del prossimo per iniziare il mio processo di auto-sabotaggio. Il culto di se stessi può essere molto pericoloso quando carichi sulla schiena del prossimo uno specchio. E forse allargando la visione ci si può rendere conto di quanto il narcisismo sia un tema fondamentale nella storia del popolo ebraico, il suo più grande nemico (e non per niente una delle battute di Woody Allen è la classica “Io di nascita sono di confessione ebraica, poi mi sono convertito al narcisismo”). A volte uno specchio può essere fatale. A volte Amman può essere lo specchio.
Rachel Silvera, studentessa
(10 marzo 2014)