…antisemitismo

Parlo di antisemitismo con studenti ‘anziani’ affezionati, e mi dicono: “Lei non sa quanti dei nostri amici non riescano a capire la differenza fra ebrei e israeliani, e quanti colleghino gli ebrei all’idea di banchiere e lobbysta”. A determinare l’antisemitismo è la cultura di base. E lo conferma anche il ‘dibattito’ su Repubblica (7 marzo 2014) fra Rav Riccardo Di Segni e Eugenio Scalfari sul rapporto fra ebraismo e cristianesimo. Rav Di Segni argomenta su aspetti dell’ebraismo che Scalfari non ha colto o non ha interesse a cogliere. Scalfari, con insolita prassi e ignorando le regole dell’ospitalità giornalistica, gli risponde sulla stessa pagina, riservandosi dispoticamente l’ultima parola. Ci si potrebbe passar sopra: il padrone di casa è lui e in quanto tale può anche decidere di trattar male il proprio ospite – tutt’al più si attirerà un giudizio di scortesia. Ma quel che più colpisce il lettore che ha seguito il filo logico di Rav Di Segni è il fatto che Scalfari decida di svicolare inseguendo volentieri certi percorsi di pensiero su temi dottrinali senza peraltro rispondere della propria antiquata idea di ebraismo (vedi mio intervento in Pagine Ebraiche, febbraio 2014). Un esempio di cultura? Sì, quella assorbita ai bei tempi dell’antisemitismo viscerale. Un esempio di correttezza intellettuale? Certamente sì, perché Scalfari sta di fatto affermando, in absentia di qualsivoglia correlazione logica, che al suo antigiudaismo medievaleggiante non intende rinunciare. Sorgono a questo punto un ulteriore interrogativo e un sospetto. L’interrogativo: vale la pena di discutere quando l’interlocutore segue questi principi dialettici? Il sospetto: non è questa una conferma non troppo sottesa di antisemitismo? Quanto agli ascendenti ebrei riscoperti da Scalfari, da Gesù in poi tutti i cristiani – persino gli antisemiti e con la sola eccezione di qualche tardo convertito – hanno necessariamente qualche antenato ebreo nel loro pedigree, che lo vogliano o meno, ma la cosa non può avere alcun peso (e Scalfari lo sa) sul concetto di correttezza intellettuale. Da tutto ciò si ricava anche che non basta una legge per sconfiggere l’antisemitismo: ci vuole una cultura di base che solo famiglia e scuola possono dare. E un po’ di intelligenza.

Dario Calimani, anglista

(11 marzo 2014)