Lo racconterai ai tuoi figli
Il rapporto fra i bambini e la Torah parte da lontano, ma purtroppo non se ne vedono grandi effetti pratici sulle scelte editoriali, e nel mercato europeo sono rarissimi i testi che avvicinano la Torah ai bambini.
Eppure già dopo la distruzione del secondo Tempio di Gerusalemme nel 70 E.V. Una legge, scriveva nel primo secolo lo storico Giuseppe Flavio, ordina agli ebrei “che ai bambini si debba insegnare a leggere, e debbano imparare le leggi e gli atti dei loro antenati, così che possano imitarne i comportamenti, e conoscendo a fondo le leggi, non possano trasgredirle né avere alcuna scusa per non conoscerle”. Il primo libro su cui hanno imparato a leggere nei secoli gli ebrei è la Torah e sulle sue lettere, sulle sue pagine, con le sue storie, sono cresciute innumerevoli generazioni. Da allora, prima per legge, e poi per consuetudine, tutti i bambini ebrei imparano a leggere e studiano. In ebraico scuola si dice bet-sefer, casa del libro, a indicare che non può esserci scuola senza libro, né libro senza scuola. Insieme, a formare una casa. E analogamente in Italia si diceva “andare a scola” per intendere andare alla sinagoga, dove si pregava ma anche si studiava: la sinagoga era la casa dello studio. Sviluppatosi nei secoli, l’approccio ebraico al mondo dell’infanzia restituisce ai bambini una posizione centrale che invece nella storia – ma anche nella modernità – è spesso loro sottratta. Una centralità di sostanza, fatta di impegno, di tempo e di costanza, di fiducia nel futuro che rappresentano. I bambini non sono relegati in un angolo, non si resta ad aspettare che crescano, bensì tutto è diretto a cercare di portarli a entrare a pieno diritto nella vita attraverso i principi, le idee, le regole della tradizione. Per fare ciò il mezzo privilegiato dal cosiddetto Popolo del Libro è, ovviamente, la lettura. La priorità, inoltre, non è data al mero riempire i bambini di informazioni, spingendoli ad apprendere sempre di più, sommando nozioni su nozioni, ma ad accompagnarli in uno sviluppo omogeneo che ne curi la crescita della personalità, della sensibilità, di sentimenti etici. Unire le due cose non è semplice, ma riuscire allora a portarli al piacere di leggere un libro, senza che ci sia obbligo e senza forzature diventa conseguenza logica. Accompagnarli nella scelta, senza influenzarne gusti e preferenze ma fidandosi piuttosto della loro capacità di scegliere cose belle, che li interessino. Introdurre libri nuovi, capaci di emozionare, di insegnare in maniera non nozionistica, aiutarli a imparare a leggere, prima, e poi ad affrontare testi sempre più complessi è uno dei regali più belli che si possano fare a un bambino. Il tempo dedicato a leggere insieme, o a studiare insieme diventa prezioso.
Paradossalmente, però – soprattutto in Europa – trovare dei libri che riescano ad avvicinare i bambini alla Torah è praticamente impossibile. Testi che non siano troppo difficili, ma neppure troppo facili o banali, che non impongano interpretazioni già pronte ma che stimolino i piccoli lettori a ragionare con la propria testa sono una vera rarità. Nel 1964 è uscito in Germania il volume Die Bibel für Kinder erzählt nach der Heiligen Schrift und der Agada di Abrascha Stutschinsky, che è stato anche tradotto in italiano, nel ‘97. Un libro ora introvabile, non facilissimo da leggere, ma adatto a tutte le età, La Bibbia raccontata ai bambini: secondo la Sacra Scrittura e l’Aggadà ebraica, in cui tutta la Torah viene raccontata come una sorta di romanzo, molto discorsivo, che poteva essere letto ad alta voce ai bambini più piccoli, e studiato insieme ai più grandi. Le storie, accompagnate da incisioni in bianco e nero mai aggressive e mai scontate, potevano essere attraversate come si legge a volte anche la grande letteratura, per il semplice gusto di “sapere come va a finire”.
L’esempio di Stutschinsky, lontano nel tempo, non ha praticamente avuto seguito in Europa, ma due esempi recenti fanno sperare in una nuova attenzione alla necessità di dare ai bambini strumenti adeguati: il primo libro dedicato allo studio della Torah per i ragazzi, quel Bereshit uscito qualche anno fa che è già in uso nelle scuole ebraiche italiane, su cui hanno lungamente lavorato Anna Coen e Mirna Dell’Ariccia, forti dell’esperienza di una vita trascorsa ad insegnare, sarà seguito fra pochissimo da Shemot, il secondo volume, che ha riunito lo stesso team. Si tratta di una pubblicazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, seguita dal Dipartimento Educazione e Cultura, e in particolare da Odelia Liberanome, forte anche di una lunga esperienza al Centro pedagogico dell’UCEI. Il sottotitolo “Lettura dinamica con cenni al Midrash, approfondimenti, giochi e attività” è la chiave di spiegazione della scelta di impostare il testo mantenendo la suddivisione in Parashot , raccontandole con aggiunta di molte citazioni e modulando per ognuna di esse una serie di attività e spunti didattici utilizzabili da alunni di diverse fasce di età e diversi livelli di conoscenza. Per i libri che andranno a comporre tutta La mia Torah – questo il nome del progetto complessivo – è stato scelto un format editoriale che lo rende adatto a un suo utilizzo nelle scuole, principalmente in un contesto di educazione ebraica, ma comparabile con i libri di testo di altre materie in possesso degli allievi: sono state coinvolti professionisti specializzati, ed è costante il lavoro di confronto e revisione dei contenuti curato direttamente dalla direzione del Dipartimento Educazione e Cultura.
In parallelo in Germania una piccola casa editrice che pubblica solo libri per bambini, di argomento ebraico ha in uscita il primo volume, Bereshit, della serie Raccontalo ai tuoi figli – La Torah in cinque volumi. La Ariella Verlag, guidata dalla coraggiosa e determinata Myriam Halberstam, filmmaker americana trapiantata a Berlino, ha deciso di colmare un vuoto, tanto più evidente negli ultimi anni in cui la comunità ebraica tedesca è cresciuta e si è rinforzata. Dopo essere confluito per anni un sito molto frequentato di approfondimento e studio delle parashot, dedicato sia ai bambini della scuola primaria che ai più grandi, il lavoro di Bruno Landthaler e Hanna Liss diventa finalmente un libro.
Ada Treves, da Pagine Ebraiche, aprile 2014
(25 marzo 2014)