regole…
Le interpretazioni concernenti la natura della colpa dei due figli di Aron e della loro tragica morte sono, all’interno della esegesi rabbinica, numerosissime pur se niente affatto contraddittorie. Leggendo i vari commenti ci si accorge che viene messo l’accento sul pericolo insito negli eccessi incontrollati di zelo religioso che talvolta potrebbero condurre a comportamenti sopra le righe. Dopo questo tragico episodio, per il quale Rashì ci fa mirabilmente notare che è solo lo spirito e non il corpo di Nadav e Avihu a essere consumato dal fuoco, la Parashà di Sheminì continua, come se nulla di terribile fosse avvenuto, elencandoci le regole della kashrùt. Al pericolo di una religiosità che si palesa una tantum, fatta di eccessi e di eccitanti slanci emotivi, la tradizione ebraica risponde con progetti quotidiani per i quali è il nostro corpo il luogo dove si esercita questa spiritualità e dove il momento più significativo nel quale si mette in atto questa religiosità è quello del pasto. Spirito e materia, anima e corpo. L’uomo è unitario, per l’ebreo.
Roberto Della Rocca, rabbino
(25 marzo 2014)