Qui Milano – Una valigia di riflessioni
Un libro che è tante cose insieme, per raccontare un personaggio che fu tante cose insieme. Una storia che nasce come prima risposta e reazione alla Shoah, nella Parigi ebraica dei primi anni del dopoguerra, quella di Monsieur Chouchani, rabbino e clochard, claudicante dalla claudicanza del mondo, onnisciente, misterioso. È lui, sono i suoi insegnamenti, al centro dell’ultimo libro dello studioso del pensiero ebraico Haim Baharier “La valigia quasi vuota” (Garzanti). A raccontare come è nato il volume, e dare un assaggio delle sue suggestioni è stato lo stesso autore in un evento organizzato dall’assessorato di giovani della Comunità ebraica di Milano, introdotto dalla giornalista di Pagine Ebraiche Rossella Tercatin.
“Ci vuole tempo per conoscere le persone e per elaborarne la comprensione. Forse per questo sono stati necessari tanti anni per scrivere questo libro” ha spiegato Baharier, ripercorrendo lo straordinario viaggio che ha portato il bambino un po’ spaventato da quella figura a prima vista difficile, un po’ scostante, spesso ospite in casa, ad apprezzare il valore di insegnamenti che continuano ad accompagnarlo nei suoi studi e nella sua opera, a fiorire di nuovi significati.
Come quello riguardante la necessità di promuovere un’economia di giustizia, che lo studioso ha spiegato citando quanto insegnato dal Maestro lituano Israel Salanter “Le tue preoccupazioni materiali sono le mi necessità spirituali”. Un concetto centrale, ancora più in un momento di crisi economica e sociale, che rovescia il meccanismo del dare, per porre l’accento sul ricevere. “La giustizia ha un risvolto economico importante” ha sottolineato Baharier, che interrogato su ciò che spera i lettori ricevano leggendo “La valigia quasi vuota” ha concluso. “Il bello della scrittura consiste nel fatto che una volta che qualcuno riceve il testo ha la possibilità e il potere di farne quello che vuole, di comprenderlo nel modo in cui preferisce. Sarebbe terribilmente presuntuoso da parte mia determinare ciò chi legge il libro deve trovarci”.
(27 marzo 2014)