Tre milioni per un prezioso Chumash italiano: Bologna 1482, la Torah dei record
Polverizzato ogni record. Gli esperti di Christie’s avevano previsto di poter arrivare fino al milione e mezzo di euro. Ma la Torah stampata a Bologna nel gennaio del 1482 è stata battuta a quasi tre milioni. Secondo Christoph Auvermann e Patricia De Fougerolle, direttore e specialista del dipartimento della famosa casa d’aste che ha trattato a Parigi il lotto di cui faceva parte il volume, si tratta del prezzo più alto mai pagato al mondo per un testo in ebraico, più alto di qualsiasi altro libro stampato mai venduto in Francia. L’acquirente, per ora anonimo, ha dovuto rilanciare più volte: il banditore ha accettato offerte via via più alte, provenienti dai tre clienti che se lo sono conteso, via telefono, fino a fermarsi a 2.785.500 euro.
Il volume battuto a Parigi il 30 aprile, spiega il sofer Amedeo Spagnoletto, proviene da una delle prime stamperie in Italia, preceduta comunque da quelle di Reggio Calabria, Roma e Piove di Sacco, che operavano già a negli anni ‘60 e ‘70 del XV secolo. L’interesse suscitato dipende da diversi fattori, non solo dalla completezza dell’opera.
Innanzitutto si tratta di un Humash completo – humash è il temine ebraico che indica la Torah in forma di libro, anziché come rotolo – un Hamishah Humshei Torah che comprende tutti e cinque i libri della Torah. OLtre all’edizione originale del Targum Babilonese (il Targum Onkelos, ossia la traduzione in aramaico) e il commento di Rashi, pubblicato una prima volta a Roma una dozzina di anni prima. Si tratta anche della prima volta al mondo in cui è stato stampata una Torah il cui ebraico comprendesse le vocali e i teamim, i segni della cantillazione.
“Un’altra particolarità – continua Spagnoletto – è data firme dei censori: in tre hanno approvato il volume. Prima Luigi da Bologna, frate dominicano, che ha approvato il volume nel marzo del 1599, poi Camillo Jaghel nel 1613 e fra Renato da Modena, nel 1626.”
Le pochissime parole o frasi censurate, appartengono in prevalenza al commento di Rashi, e sono le uniche modifiche apportate, a parte la rilegatura esterna, considerata “modesta” che risale al XVIII secolo.
Importanti anche i nomi di Joseph Hayim ben Aaron Strasbourg Zarfati, indicato come editore, mentre Abraham ben Hayim da Pesaro è colui che ha collaborato con lo stampatore, Joseph ben Abraham Caravita, come esperto. Il volume è stato stampato in più copie su carta, ma solo alcune – tra cui quella venduta il 30 a Parigi – sono entrate nella tiratura più pregiata, su pergamena, prodotta così apposta per essere il più simile possibile ai manoscritti.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(2 maggio 2014)