…date

Nella parashah di Emor, che abbiamo letto ieri, prende forma una parte consistente del calendario civile ebraico che vale ancora per noi, oggi.
Di solito le date divengono significative perché ricordano un fatto avvenuto, o un concetto legato a un fatto avvenuto. Ma tra le feste qui enumerate entra Succot come festa che ricorda la traversata del deserto. Il dato sorprendente è che questa festa viene data a esperienza in corso, prima che quella traversata si sia conclusa (se prendiamo per buoni i tempi del racconto scritto).
Perché? Per ciò che mi compete risponderei così: la traversata del deserto, è uno spazio vuoto. Gran parte della costruzione del futuro, del sogno del domani, non si origina traendo forza dai luoghi pieni e densi, ma, all’opposto, muovendo da una condizione di “terra di nessuno”, dove occorre comporre un profilo, darsi dei limiti, ridefinire identità. Vi si entra carichi del proprio passato, con la memoria di ciò che ci si lascia alle spalle e se ne esce solo quando si è dotati di un progetto per il quale valga la pena impegnarsi. Che poi ci si riesca chissà. Ma quella è un’altra storia. Tant’è che ne calendario civile non è entrata la data del trionfo, ma solo quella dell’impegno, e delle molte traversie per condividerlo.

David Bidussa, storico sociale delle idee

(4 maggio 2014)