Qui Torino – Dodici voci contro il fascismo

foto 3(2)“Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio d’insegnante e adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo ne apparterrò ad associazioni o partiti la cui attività non si concili con i doveri del mio ufficio”.
1931,il Ministero della Pubblica Istruzione emana un’ordinanza che obbliga tutti i docenti universitari a prestare immediato giuramento al Regime Fascista. Di 1225 professori ordinari, solo 12, cioè uno scarso 1%, si rifiutarono. Vennero tutti destituiti e ciò comportò sia la perdita della cattedra di cui erano titolari sia l’esclusione da qualsiasi ambiente accademico e intellettuale. Solo chi avesse avuto alle spalle più di vent’anni di insegnamento avrebbe potuto percepire la pensione.
Questo il tema della conferenza tenutasi ieri pomeriggio nelle aule del Politecnico di Torino dal Professor Paolo Valabrega con l’intento di mettere in luce, più che la cifra purtroppo irrisoria di coloro che si ribellarono a scapito di porre fine alla propria carriera, il loro operato dandogli un volto e una personalità.
É stata ricordata la figura di Gaetano Salvemini, illustre professore di storia moderna a Firenze, che già nel 1925 si dimise dall’Università perché “l’insegnamento universitario della storia ha ormai perso ogni libertà”. Funge in qualche modo da precursore di ciò che accadde nel 1931.
Una delle reazioni più significative alla richiesta di giuramento, oltre a una dura lettera mandata da Albert Einstein e mai presa in considerazione, fu quella del papa: Pio X si dimostrò contrario al giuramento e chiese a Mussolini e al Re di eliminare tale giuramento o almeno di esonerare i professori cattolici, ma gli venne negato. Padre Agostino Gemelli, rettore dell’Università Cattolica riuscì ad ottenere la clausola che fosse un giuramento “volontario”, tutti i professori giurarono, tranne quattro tra cui lo stesso Gemelli.
L’imposizione di tale giuramento diede inizio a un ampio dibattito tra gli intellettuali. Va ricordata la linea guida che venne data da Croce e da Togliatti: invitarono i professori a giurare per non lasciare l’Università italiana nelle mani dei soli fascisti, proponendo così una lotta dall’interno.
Una delle fonti principali da cui il Professor Valabrega ha attinto informazioni, è l’opera dello storico tedesco Helmut Goetz, Il giuramento rifiutato, I docenti universitari e il regime fascista. Da qui l’elenco dei 12 professori, personalità molto diverse l’una dall’altra, figure isolate, mosse dalla propria coscienza: Francesco Ruffini, professore di Diritto Ecclesiastico all’Università di Torino che venne destituito e messo in pensione. Mario Carrara, insegnante di Medicina Legale a Torino, venne destituito e poi arrestato nel 1935 per opposizione al Regime. Lionello Venturi, docente di Storia dell’Arte sempre a Torino che, in seguito al rifiuto di prestare giuramento, lascia l’Italia per la Francia dove entra in contatto con i fratelli Rosselli. Gaetano de Sanctis, professore di Storia Antica all’Università di Roma (insegnò per 29 anni a Torino). Piero Martinetti, insegnante di Filosofia a Milano. Bartolo Nigrisoli, docente di Clinica Chirurgica a Bologna, che, oltre a opporsi al giuramento, interruppe qualsiasi tipo di contatto con tutti i colleghi medici che avevano partecipato a epurare i colleghi ebrei. Ernesto Buonaiuti, teologo, scomunicato e dimesso dallo stato clericale dalla Chiesa per aver preso le difese del movimento modernista. Giorgio Errera, ebreo veneziano che visse per lungo tempo a Torino e poi diventò docente di Chimica a Pavia. Vito Volterra, anche lui ebreo, era professore di Meccanica a Roma. Sia Errera che Volterra furono oggetto di damnatio memoriae da parte di alcuni colleghi. Giorgio Levi della Vida, docente di Orientalistica a Roma. Edoardo Ruffini Avondo, professore di Diritto a Torino. Era figlio di Francesco Ruffini, il più giovane tra i docenti che persero la cattedra. Venne poi reintegrato una volta finita la Guerra. Infine Fabio Luzzatto, professore di Diritto a Milano.
I disordini che investirono l’Università nel 1931 furono solo una minima anticipazione di quello che sarebbe poi successo nel 1938, con la promulgazione delle Leggi razziste. Tutti i professori ebrei vennero destituiti e fu letteralmente una “caccia al posto” per occupare le cattedre ormai vuote.
Anche nel Terzo Reich nel 1933 venne richiesto ai professori un giuramento a cui solo due si opposero.
Ciò che deve rimanere nelle memorie collettive e individuali non è tanto un elenco asettico di 12 nomi, quanto la valenza di tale gesto, la loro dignità e la loro coscienza in quanto insegnanti e perciò portatori di un’enorme responsabilità.
Ad oggi nessun professore universitario è sottoposto ad alcun tipo di giuramento, proprio in memoria di quello del 1931.

Alice Fubini

(8 maggio 2014)