Qui Bologna – “Comunità, una piazza aperta”
Un’intervista a tutto campo, quella rilasciata da Daniele De Paz alla radio d’informazione cittadina Radio Tau, in cui il presidente della comunità ebraica di Bologna racconta se stesso, il rapporto con la città, e i molti progetti in cantiere. Architetto, un passato da studente alla Bezalel Academy di Gerusalemme, da molti anni impegnato in comunità, De Paz ha sottolineato per prima cosa come il rapporto fra gli ebrei e la città sia sempre stato intenso, e come il radicamento nel tessuto sociale della comunità sia un elemento storico. In questo periodo però è sentita ancora più forte l’esigenza di aprirsi verso l’esterno, di condividere con tutti i cittadini la propria storia e la propria cultura. Il Consiglio della comunità, allora, ha lavorato intensamente innanzitutto a Bolanià, che oltre ad essere il nome ebraico della città significa “D-o risiede qui”. Collaborando con le istituzioni cittadine il presidente della comunità ha portato avanti il progetto di due notti bianche dell’ebraismo bolognese, che a fine giugno e ai primi di luglio (le date esatte sono in definizione in questi giorni) trasformeranno le vie intorno alla sinagoga in una grande festa. “Ci siamo detti che i nostri luoghi e le nostre sinagoghe devono diventare una piazza, nell’accezione originale, di luogo urbano dove le persone si incontrano, parlano, esprimono le proprie idee e si conoscono”. Per De Paz è un impegno importante, e “non possiamo accontentarci della Giornata Europea della Cultura Ebraica, che è importante e ha avuto molti meriti, ma non può bastare”. A Bologna la presenza ebraica è più forte di quel che si potrebbe pensare: oltre ai circa 200 iscritti alla comunità c’è un numero simile di non iscritti, a cui si aggiungono i circa trecento studenti israeliani, che affollano le aule di medicina e veterinaria, principalmente. Per loro ma anche per tutti i bolognesi il consiglio della comunità sta portando avanti, oltre a Bolanià, altri progetti, tra cui notevole quello di un percorso sotterraneo, una passeggiata che porti da via Finzi a via dei Gombruti passando attraverso la quotidianità ebraica: dalla realizzazione di una nova sinagoga alla visita al mikveh (il bagno rituale) attraverso una piccola sezione museale per sbucare in quello che – così si augura il consiglio – potrebbe diventare il luogo riferimento per l’ebraismo bolognese. Il progetto infatti, che è completo e parzialmente già finanziato, prevede l’apertura di un piccolo ristorante kasher, una prima assoluta per la città, che – questo l’augurio – possa generare un rapporto amichevole e di allegra condivisione fra culture.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(8 giugno 2014)