Qui Rodi – La ricerca dei nomi
Tra il 18 e il 23 luglio 1944, esattamente 70 anni fa, si consumò la tragedia della deportazione dell’intera comunità ebraica di Rodi da parte tedesca. Per commemorarne il ricordo, l’università irlandese di Limerick e l’università dell’Egeo, assieme all’archivio di stato del Dodecaneso e la comunità ebraica di Rodi hanno organizzato un importante simposio cui parteciperanno anche chi scrive e la studiosa Ester Menascè. Nei prossimi giorni, Rodi si riempirà di parenti e discendenti delle vittime venuti da tutto il mondo, si tratta dei figli i cui genitori avevano lasciato l’isola, negli Anni Trenta, prima della sciagura, per cercare migliore fortuna all’estero, soprattutto in Africa; sono anche i discendenti di coloro che furono soggetti ad espulsione da parte del governo centrale fascista. Questo, infatti, con la legge antiebraica del 1938, aveva imposto l’espulsione dall’Italia e dai suoi possedimenti di quei cittadini che avevano ottenuto la cittadinanza italiana dopo il 1919. Gli ebrei di Rodi avevano potuto optare per la cittadinanza italiana piuttosto che per quella turca nel 1924 con il trattato di Losanna, sicché molti si trovarono nella condizione di dover partire. Fu una fortuna per gli emigranti che evitarono così di essere vittima della ferocia nazista. La scelta di divenire italiani fu invece fatale per quelli che rimasero dato che la Turchia fu, nell’ultimo conflitto, paese neutrale e i suoi cittadini, anche se ebrei, furono in qualche modo preservati dalla deportazione ad Auschwitz e dalla morte (dall’Italia, gli ebrei turchi non furono preservati dalla deportazione nel campo di Bergen Belsen da cui furono però rilasciati, per scambio di prigionieri, prima della fine del conflitto).
Con una specifica cerimonia, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea consegnerà alla presidente della comunità ebraica di Rodi, Bella Restis, l’elenco dei nomi dei deportati dall’Isola di Rodi e di Cos. Un primo elenco era già stato pubblicato nel 1991 ne Il libro della Memoria, ma, allora, molti nomi mancavano mentre altri erano privi di date di nascita, di paternità e maternità, sicché era difficile rendersi conto se un tale nome appartenesse ad un adulto, ad un bambino, ad un vecchio. Veniva meno anche la possibilità di ricostruire le famiglie, cosa molto importante dato che a Rodi, un po’ come a Roma, scomparvero interi nuclei famigliari.
La ricerca dei dati anagrafici prese una particolare accelerazione nel 2011, quando le autorità dell’isola permisero al CDEC di accedere ai registri anagrafici conservati presso il municipio. Una missione speciale si recò a Rodi per circa un mese e tutti i dati furono ricopiati (a mano perché il permesso era di consultare, non di fotocopiare, né di fotografare). Presso la comunità ebraica furono ritrovati due altri importanti documenti: il registro manoscritto delle nascite nelle famiglie della Comunità tra il 1860 e il 1937 (nomi scritti in ladino, poi tradotti in italiano) e i registri di denuncia di appartenenza alla razza ebraica imposti dal governo centrale fascista anche nell’Egeo nel 1939.
Questi nuovi dati portati in sede, furono confrontati attentamente e caricati sul database degli ebrei di Rodi che il CDEC aveva già costruito a partire da un primo elenco stilato da Hizkià Franco nel 1947 sulla base di un documento fornitogli dal British War Office (gli inglesi furono i liberatori dell’isola). Il tutto è stato confrontato con il Central Data Base of Shoah Victims di Yad Vashem. Oggi, con grande orgoglio, il CDEC è in grado di dire con certezza chi furono gli ebrei deportati da Rodi, quanti anni aveva ciascuno (una bimba nacque, tragicamente, in treno), chi era figlio di chi. Un altro grande passo è stato compiuto sulla strada della conoscenza della shoah relativa all’Italia e a tutte le sue zone di influenza durante la seconda guerra mondiale. L’elenco del CDEC contiene 1.749 nomi di arrestati a Rodi e 87 nomi di arrestati nell’isola di Cos (+9 arrestati, ma rilasciati ad Atene perché di nazionalità turca o americana). Della comunità ebraica delle Isole Egee deportata, alla fine della guerra, erano vivi in 181.
Liliana Picciotto
(23 luglio 2014)