…fascismi

Vorrei discutere un paio di verità e introdurre una questione dolorosa e allarmante. La prima verità – comunemente riconosciuta – è legata al valore assoluto della vita umana. Non importa chi ha torto o chi ha ragione, ma importa che ogni vita contiene in sé un mondo di esperienze e di speranze che nessuno si può arrogare il diritto di cancellare. La seconda verità – più contingente – è che la guerra di Gaza è scoppiata troppo a ridosso dei mondiali di calcio. La conseguenza è stata che il mondo si è popolato improvvisamente di gente che (come nel calcio, quando tutti credono di essere i migliori fra gli allenatori) pensa di avere in mano la chiave della soluzione diplomatica e (quel che è peggio) pensa di essere il depositario della verità e della giusta morale. Naturalmente non ho la pretesa di dare consigli: la mia esperienza diplomatica non è sufficiente e non ho mai fatto l’allenatore. Il mio auspicio è che si smetta il prima possibile di ammazzare la gente (per sbaglio o per volontà premeditata) e che si imbocchi infine la strada a senso unico di cui ho già scritto in un intervento precedente. Vorrei però aggiungere qualcosa – con una punta di amarezza e di allarme – a proposito di quel che vedo emergere con chiarezza e che apparentemente non è percepito come pericolo reale da combattere con decisione. Vedo crescere attorno a me (e in Israele e a Gaza) una modalità violenta e fascista di agire politico. Si tratta di un fascismo di due tipi, a volte magmatico e inafferrabile e per questo ancora più pericoloso. Il primo tipo di fascismo è quello tradizionale, legato a doppio filo con il Potere. È il fascismo che muove le truppe, che usa la retorica del nazionalismo, che se la prende con il “nemico”. Questa è una fattispecie presente ovunque sottotraccia (anche in Italia), ma che nei momenti di crisi emerge potente e va riconosciuta e combattuta. Se ne vede la plastica realizzazione nel regime di Hamas a Gaza (dove anche i giornalisti occidentali “liberi” si adeguano per timore o per conformismo – una malattia tipicamente fascista). Se ne leggono i sintomi anche in Israele, e questo mi preoccupa e ci deve preoccupare. C’è poi una modalità di fascismo più difficile da definire. Si avvicina a quello che lo storico Renzo De Felice chiamava in relazione alla realtà italiana il “fascismo movimento”. È un fenomeno più subdolo ma non meno pericoloso. Lo si vede con chiarezza nelle piazze d’Europa che “finalmente” possono esprimere in libertà il loro tradizionale antisemitismo (non sentite che senso di liberazione si legge nelle parole di chi scrive striscioni e urla slogan di morte agli ebrei?). Si tratta di un fascismo che giustamente è stato chiamato “rosso-bruno”: un fascismo che sfonda definitivamente il concetto di destra e di sinistra e si esprime in una violenza (ahimè non solo verbale) sempre più diffusa. Ma lo si vede e legge anche nell’insopportabile superiorità morale e moralistica dei tanti gruppi che utilizzano la “pace” come slogan: una mazza non meno violenta, che intende imporre una realtà a senso unico e che conosce, proclama e impone il concetto di pace solo se questa sfiora le colline della Terra Santa. Quando si riuscirà a riconoscere (e a combattere) il fascismo come modalità di azione politica attuale e contemporanea e non come semplice oggetto di retorica politica   legata a un informe passato, penso che avremo buone possibilità di costruire un futuro migliore per i nostri figli.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(1° agosto 2014)