Qui Milano – Jewish and the City
Pesach, il modello della libertà

IMG-20140908-00138Dopo il grande successo dello scorso anno, torna Jewish and the City, il Festival internazionale di cultura ebraica di Milano. Dal 13 al 16 settembre diversi luoghi della città, dalla Sinagoga Centrale al Teatro Parenti, dalla Fondazione Corriere della Sera al Università degli Studi, ospiteranno incontri, spettacoli, maratone oratorie, concerti, cui filo conduttore sarà “Pesach: il lungo cammino verso la libertà”. A presentare questa mattina la seconda edizione della rassegna – promossa dalla Comunità ebraica milanese in collaborazione con il Comune e con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – Daniele Cohen, vicepresidente e assessore alla Cultura della Comunità Ebraica di Milano, rav Roberto Della Rocca, direttore scientifico di Jewish and the City e direttore del Dipartimento Educazione e Cultura UCEI, Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo, Vittorio Meloni, direttore centrale Relazioni Esterne di Intesa Sanpaolo, la regista Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Franco Parenti e Valeria Cantoni, curatrice del Festival. A chiudere l’incontro, le parole di rav Alfonso Arbib, rabbino capo della Comunità ebraica di Milano, presente tra il pubblico assieme al presidente della Comunità Walker Meghnagi.
La libertà dunque sarà il Leitmotiv del Festival di quest’anno. “È un invito a riflettere – afferma rav Della Rocca – non solo sull’affrancamento dalla schiavitù come accadde agli ebrei in Egitto nel passato, ma anche sull’affrancarsi oggi da altro: dai luoghi comuni, dai pregiudizi, dall’essere ciò che gli altri vogliono invece che ciò che si è”. Ognuno ha il suo Egitto da cui liberarsi, ricorda il rav e così la lettura dell’Haggadah di Pesach, di generazione in generazione, è sempre attuale. E il suo monito è sempre vivo e si declina in diverse accezioni. Si rivolge ad esempio anche a chi, come afferma rav Arbib richiamando un midrash, di quella schiavitù d’Egitto ha nostalgia. “Non è una cosa incredibile – afferma il rav – anche per la schiavitù si può avere nostalgia e così è accaduto per gli ebrei usciti dall’Egitto. Perché la schiavitù ha un suo fascino, perché chi vi vive non deve prendere decisioni, non deve prendersi responsabilità”, sottolinea il rabbino capo di Milano. “Credo sia un tema straordinariamente attuale, in un mondo in cui ci si mette sempre meno in discussione, in cui tutti fanno le stesse cose e non ci poniamo più domande”. E in questo senso Pesach è un invito a “uscire verso la libertà e prendersi le proprie responsabilità”.
A tratteggiato i tanti appuntamenti che il Festival riserverà ai milanesi, il vicepresidente della Comunità ebraica della città Daniele Cohen. E ricorda, oggi 8 settembre, giorno in cui 71 anni fa Badoglio proclamava l’armistizio, le parole di David Bidussa, pubblicate domenica su moked.it in cui lo storico ricollega la libertà dall’Egitto ai giorni della Resistenza e della Liberazione dal giogo del nazifascismo. “Gli ebrei sanno come la libertà sia un processo doloroso, lungo, complicato”, afferma Cohen che, nel ricordare i diversi eventi che caratterizzeranno la quattro giorni milanese, sottolinea “le tante sfide che questo tema porta ai protagonisti del Festival”. E tra questi, la regista Andrée Ruth Shammah che con il suo “Seder, che cosa è cambiato?” (drammaturgia di Miriam Camerini) aprirà sabato sera la seconda edizione di Jewish and the city. “Molte donne parteciperanno a questa particolare cena di Pesach”, ha affermato la regista, richiamando un altro tema protagonista in questi giorno: il binomio donne ed ebraismo, argomento scelto per la quindicesima edizione della Giornata Europea della Cultura ebraica che vedrà domenica prossima (14 settembre) 30 paesi europei e settanta località in Italia aprire le proprie porte al pubblico e raccontarsi.

d.r

(8 settembre 2014)