Time out – Il derby del Museo
Sono riusciti a far diventare anche il Museo della Shoah un derby tra tifosi. Da una parte le petizioni e gli appelli, dall’altra gli articoli sui giornali di politici amici. Il tutto mentre eravamo convinti che questo museo fosse davvero necessario alla città di Roma e alla sua memoria storica. Eppure, come in ogni derby la neutralità non è contemplata. Non quella timorosa di chi ha paura di esprimersi e preferisce tacere, ma quella di chi, di fronte a evidenti ambiguità e situazioni poco chiare si pone qualche dubbio su quale sia effettivamente la soluzione migliore. La necessità di non rimanere incastrati nelle logiche della burocrazia e delle amministrazioni capitoline che da anni promettono e non mantengono, spinge a pensare che l’Eur sia la soluzione più giusta per avere un luogo della memoria della Shoah. Il timore che costruire un Museo in un vecchio centro commerciale senza un’anima architettonica e a distanza dal centro di Roma sia un contentino alle esigenze degli ebrei è però alto. Timore a cui si accompagna la paura che l’allestimento di un posto non ne faccia un museo e che per per la fretta di averne uno si finisca per non avere nulla di concreto che rimanga col tempo e che spinge invece a propendere per Villa Torlonia. Come uscirne? Le risposte le dovrà dare chi ha questa responsabilità sulle spalle. La scorsa settimana ho proposto un compromesso che mi pare sia ancora valido. Per ora di sicuro c’è solo la certezza di chi, da una parte e dall’altra, non ha dubbi da che parte schierarsi, più per convenienza che per convinzione, dimenticando di pensare a quel fine che ci dovrebbe unire, ma che invece divide.
Daniel Funaro
(11 settembre 2014)