Genova – In marcia per non dimenticare
Una città unita. Senza distinzioni culturali e sociali. Insieme per affermare l’ineludibile valore della Memoria. Dalla Galleria Mazzini in sinagoga: centinaia di persone in marcia, nonostante il maltempo, in occasione del tradizionale corteo organizzato da Comunità ebraica e Comunità di Sant’Egidio per ricordare la deportazione di 256 ebrei genovesi avvenuto il 3 novembre del 1943. “Io ero un ragazzino, quel giorno due SS costrinsero il custode a chiamare gli iscritti per una riunione importante, il giorno dopo, mentre salivano per via Bertora, vennero presi uno a uno” ha spiegato Piero Dello Strologo, oggi presidente del Centro Culturale Primo Levi, all’epoca giovanissimo testimone oculare dei fatti. Ad essere ricordata anche l’apposizione di una pietra d’inciampo, avvenuta nel 2012, in memoria del rabbino capo Riccardo Pacifici, che fu catturato proprio in Galleria Mazzini a seguito di una delazione. In sinagoga gli interventi del sindaco Marco Doria, del rabbino capo (e presidente Ari) Giuseppe Momigliano, del presidente della Comunità ebraica Amnon Cohen e del presidente di Sant’Egidio Andrea Chiappori.
“Al di là delle decisioni sui più gravi problemi, la memoria della Shoah – ha spiegato rav Momigliano – ci trasmette un imperativo che riguarda il nostro comportamento nella vita quotidiana, nei rapporti con le persone; le vicende della Shoah, particolarmente proprio quelle legate a questa città, ci pongono emblematicamente il ricordo di comportamenti che, nell’imperversare degli eventi più tragici, furono ben diversi tra loro”. Da un lato l’indifferenza, in alcuni casi meschini calcoli opportunistici. Dall’altro generosità e altruismo, solidarietà, senso di umanità. “Riportate nel presente, in un contesto certamente non di quella gravità ma che richiede comunque scelte di coscienza e onestà – ha sottolineato il rav – il dovere si traduce nel senso di responsabilità”.
(4 novembre 2014)