Comunità ebraica di Milano, una lettera per fare chiarezza
A due giorni dalla pubblicazione, nelle pagine milanesi della testata, di un articolo in cui si riferiva di una indagine della Procura della Repubblica sul welfare integrativo della Comunità ebraica di Milano con ipotesi di reato per “dichiarazione infedele” relativa all’anno 2009 il Corriere della sera pubblica oggi una lettera di chiarimento del vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Roberto Jarach rivolta al direttore Ferruccio De Bortoli.
Caro Direttore, in un articolo di lunedì 29 dicembre il giornalista Ferrarella scrive su una presunta «evasione fiscale della Comunità ebraica di Milano di due milioni». Come lei saprà certamente, la Comunità di Milano, come le altre 20 italiane, è iscritta da oltre 10 anni ai registri regionali delle Onlus e in quanto tale da anni compila il proprio bilancio e la relativa denuncia dei redditi secondo quanto previsto dalla legge. È ben noto che il particolare regime fiscale che regola le Onlus esclude i redditi derivanti da sopravvenienze attive di dismissioni immobiliari da qualsivoglia imposizione. In tale contesto, la plusvalenza emersa dalla vendita della vecchia casa di riposo per anziani, in gran parte utilizzata per coprire i costi di costruzione della nuova casa di riposo, più adeguata agli standard assistenziali moderni e allineata a tutte le disposizioni di legge sul settore socio/assistenziale e per il residuo destinata a coprire le ingenti perdite gestionali della scuola, non avrebbe comportato alcuna evidenza di imponibile e quindi di imposta. Vero è che l’Agenzia delle entrate ha messo in discussione nel corso del 2012 il riconoscimento dello stato di Onlus della Comunità ebraica, redigendo un verbale di contestazione sul 2009, che in Procura per la presunta dichiarazione infedele superiore ai 2 milioni, ha fatto scattare l’ipotesi di reato a mio carico come rappresentante legale pro tempore dell’ente. La Comunità ha presentato e vinto in primo grado ed in appello un ricorso contro la cancellazione dal registro delle Onlus. L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha successivamente presentato interpello all’Ufficio centrale dell’Agenzia a Roma per avere un parere conclusivo sul riconoscimento dello stato di Onlus per tutte le Comunità ebraiche, ottenendo parere favorevole. Ne consegue che all’udienza già fissata per febbraio 2015 il reato contestato non sussisterà più. Spero che questo chiarimento possa servire ad allontanare qualsivoglia infondato sospetto che la Comunità ebraica e i suoi amministratori abbiano mai voluto mettere in atto comportamenti irrispettosi delle leggi nazionali e possano aver commesso alcun reato volontariamente.
Roberto Jarach, vicepresidente UCEI
(Corriere della sera 31 dicembre 2014)