I cavalieri della democrazia

16220406401_99de64805c_oNell’appassionante, commovente, travolgente film che il regista Radu Mihaileanu ha prodotto e presentato all’ultimo Festival di Cannes (Caricaturistes, fantassins de la democratie – Caricaturisti, cavalieri della democrazia), un gruppo fra i principali vignettisti del mondo racconta come una matita possa costituire l’arma più temibile per combattere i nemici della democrazia.
Il formidabile vignettista israeliano Michel Kichka (i lettori di pagine Ebraiche conoscono bene il suo tratto inconfondibile) è fra i protagonisti, assieme a molti colleghi che non hanno la fortuna di lavorare a Gerusalemme, nel cuore della più grande democrazia del mondo, ma devono conquistarsi giorno per giorno, talvolta anche a rischio della vita, il diritto a disseminare un sorriso.
La strage di Parigi non costituisce solo una drammatica svolta del terrorismo islamico in Europa, un campanello d’allarme che sarebbe criminale e suicida lasciare inascoltato. È anche l’assalto armato al cuore della libertà, alla redazione di un giornale libero. Per compiere la loro azione infame e vile, i signori della morte hanno atteso l’ora della riunione di redazione, quando i colleghi si raccolgono per decidere i contenuti di un giornale. E con questo hanno dimostrato ancora una volta che la libertà di stampa e la libertà d’espressione, la professionalità e il coraggio di chi fa i giornali, quotidianamente minacciata e offesa dai piccoli e grandi squadrismi, è in realtà l’arma più forte e più temuta da chi vorrebbe soffocare la nostra libertà e il nostro futuro. Da chi spera di spegnere la gioia di una risata o anche solo di un sorriso.
La redazione si inchina alla memoria dei giornalisti e dei disegnatori di Charlie Hebdo ed è vicina ai loro cari. Il loro dolore è anche il nostro.
La determinazione di questi colleghi non sarà dimenticata. Il segno di coraggio tracciato dai Cavalieri della democrazia resterà indelebile in molti cuori. Riaccenderà lo strenuo impegno di tutti coloro che restano uniti per respingere ogni intimidazione e non intendono comunque rinunciare né alla libertà d’espressione, né al diritto a un sorriso.

gv

(7 gennaio 2015)