Ridere in faccia alla morte
Edicole prese d’assalto, migliaia di persone che alle prime luci del mattino già si disputavano le copie del numero più atteso di Charlie Hebdo. Sedici pagine, di grande densità e interesse. I consueti sberleffi, le consuete provocazioni borderline. Ma anche un punto di partenza per riflettere su quale futuro esiste per la libertà di espressione e di satira in Europa.
“La laicité, point final” indica nel suo editoriale di apertura il nuovo direttore di Charlie Hebdo, Gerard Biard. Perché, scrive, “in questi anni ci siamo sentiti un po’ soli a rispondere ai colpi dei nostri nemici: siamo stati chiamati islamofobi, cristianofobi, provocatori, irresponsabili, razzisti, ci dicevano che ce la stavamo cercando”. L’orrore suscitato dai crimini compiuti dal fondamentalismo islamico a Parigi, l’impatto emotivo che questi hanno avuto nell’opinione pubblica, la straordinaria manifestazione di Parigi, possono però aprire un nuovo capitolo. Tanto che il direttore si dice ottimista sul fatto che, a partire dal 7 gennaio, “la ferma difesa del valore della laicità sia la stessa in tutto il mondo e che cessino i fenomeni di legittimazione del relativismo culturale, anticamera al totalitarismo religioso”.
Non si fanno sconti a nessuno su Charlie Hebdo. Disegni irriverenti, feroci, macchiettistici. Leader religiosi alla berlina, pose sconcie. Una satira ecumenica in cui non mancano riferimenti al mondo ebraico. L’omaggio a Cabu, una delle dodici vittime della carneficina, passa ad esempio dalla ripubblicazione di una vignetta che ritrae un prete, un imam e un rabbino spartirsi la supremazia ideologica del mondo. “Io mi tengo il settore ovest, tu quello est” dice il prete all’imam. I tre leader religiosi sono posti sullo stesso piano e deformati con un ghigno feroce in volto. E ancora, sulla scia del successo ottenuto dalla campagna “JeSuisCharlie”, si ironizza sui “nuovi amici” del settimanale satirico: da sinistra a destra un ebreo osservante, un vescovo, un imam e un prete anglicano. Le facce sono tirate, gli occhi spenti. Amici loro malgrado, sembra dire Charlie, dopo i tanti attacchi ricevuti in passato sulla legittimità della pubblicazione.
Netto è però l’argine tra satira e rancore religioso, ferma la voce contro ogni forma di odio: in particolare l’antisemitismo. Lo afferma ancora Biard, nel suo editoriale, denunciando le trame di chi – a poche ore dall’agguato a Charlie Hebdo – già diffondeva sulla rete l’eterno veleno del complotto “giudaico-occidentale” dietro i fatti di Parigi. Per ulteriori delucidazioni un pezzo d’antologia – a firma Jean-Yves Camus – che ricorda come tra la liberazione dei campi di sterminio e la comparsa in scena dei primi negazionisti “trascorranno appena cinque anni” e come i fomentatori di oggi siano persone “con un quoziente intellettivo inferiore”. Minacce arrivano da tutti i fronti e in particolare da quell’estrema destra, scrive Camus, per cui dietro ogni cosa c’è qualcosa di “ebraico” o “sionista”.
In ultima pagina, infine, l’omaggio a Georges Wolinski, il leggendario disegnatore ebreo ucciso dai fratelli Kouachi. Ad essere ritratto è un Wolinski entusiasta, con le ali d’angelo e con un ritrovato vigore erotico. “Grazie!” dice ai terroristi che l’hanno freddato esattamente una settimana fa.
Sì, si può ridere. Anche della morte.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(14 gennaio 2015)