La Carta e la “razza”, voci a confronto

Recita l’articolo terzo della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. A 67 anni dalla stesura della stessa è ancora accettabile che il termine ‘razza’ compaia nella Carta fondamentale o è più opportuno procedere a una sostituzione?

Propendono per la seconda opzione i firmatari di un appello inviato in queste ore al presidente del Senato Pietro Grasso e alla presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini in cui si sottolinea come il termine ‘razza’ sia privo di qualunque riferimento “alla realtà delle differenze genetiche umane” e il cui uso e abuso sostenga e diffonda “manifestazioni di xenofobia e intolleranza”. L’auspicio è quindi che l’articolo sia modificato mediante una terminologia “propria della cultura democratica”. Tra i firmatari il rettore dell’Università La Sapienza di Roma Eugenio Gaudio, il rettore emerito Luigi Frati, il rabbino capo Riccardo Di Segni, il Testimone della Shoah Sami Modiano, il direttore generale dell’ateneo Carlo Musto D’Amore e i rappresentanti della comunità accademica in seno al cda.

Sulla stessa lunghezza d’onda il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e l’Assessore alla Memoria Victor Magiar, che in una nota congiunta affermano: “Non è possibile parlare di razze umane. Ce lo dice il buon senso, ce lo conferma la comunità scientifica con le sue ricerche. Per questo riteniamo opportuno che il termine ‘razza’ sparisca dal terzo articolo della Costituzione italiana e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e venga sostituito con una espressione maggiormente rispettosa delle diverse identità etniche, culturali e religiose”.

“Il termine ‘razza’ è superato e richiama un periodo buio per l’intera umanità. Correggere la rotta, espungere questa parola dalla Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali – proseguono Gattegna e Magiar – aiuterebbe a implementare la strada e i valori fondanti individuati dagli stessi padri costituenti”.

Condivide questo impianto Giorgio Mortara, presidente dell’Associazione Medica Ebraica e Consigliere UCEI: “Ero presente al recente convegno della Sapienza dedicato a ‘Medicina e Shoah’ e concordo con la proposta di sostituire il termine ‘razza’ con ‘etnia’ emersa durante il dibattito romano. È un’iniziativa – sottolinea – cui va il mio plauso”.

La complessità della materia, i diversi piani (politico e giuridico) che sono sollecitati, aprono la strada anche a opinioni diverse. Come quella di Giorgio Sacerdoti, giurista di fama internazionale oltre che Consigliere dell’Unione. “Prima di impegnare l’UCEI su temi così delicati seguendo un’onda emotiva è meglio approfondire. Il divieto di discriminazione sul base razziale, vera o presunta che sia – rileva Sacerdoti – sta nella Dichiarazione universale, nelle Convenzioni internazionali, nella Convenzione europea sui diritti dell’uomo, nelle Costituzioni dei paesi europei e altri testi di pari importanza”.

Sostiene infine l’opportunità di una sostituzione il parlamentare del Partito democratico Michele Anzaldi, che in una lettera al ministro per le Riforme Maria Elena Boschi scrive: “Il termine ‘razza’, nel suo uso e abuso può effettivamente prestarsi a strumentalizzazioni di natura xenofoba e intollerante e sappiamo bene, come sostengono numerosi etimologi, che si tratta di un termine privo di qualsiasi riferimento alla realtà delle differenze genetiche umane”.

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(29 gennaio 2015)