Ferrara – Fascismo, nuovi punti di vista
“Le aberrazioni del fascismo costituiscono ancora una minaccia per la società italiana”. Il campanello d’allarme suonato dal presidente del Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah Riccardo Calimani ha costituito il punto di partenza della riflessione su “Ebrei e fascismo: nuovi punti di vista” che ha animato il pomeriggio della seconda giornata della Festa del libro ebraico in Italia in svolgimento a Ferrara. Moderati da Gian Arturo Ferrari, vicepresidente Mondadori Libri, gli autorevoli ospiti intervenuti hanno toccato alcuni punti al centro del lavoro di storici e addetti ai lavori: le responsabilità del fascismo nei confronti degli ebrei e la rimozione delle stesse nella coscienza pubblica, le zone grigie dell’indifferenza, la consistenza dell’antisemitismo ieri e oggi in una prospettiva comparata. Una riflessione sulla creazione del “nemico interno” (gli ebrei, appunto) operata dal regime è stata affidata a Marie-Anne Matard Bonucci (Università di Parigi), mentre Simon Levis Sullam (Università Cà Foscari di Venezia) si è soffermato sulle dinamiche interne di una minoranza, quella ebraica italiana, in cui non mancarono sodali e simpatizzanti del fascismo. Un’impostazione destinata naturalmente a dissolversi con le Leggi Razziste del’38, come sottolineato da Michele Sarfatti (direttore del Cdec di Milano) nel definire quello che venne vissuto come un “tradimento”.
Due volti noti del giornalismo italiano, Pierluigi Battista (Corriere della sera) ed Enrico Mentana (direttore tg La7), hanno quindi invitato a una presa di coscienza più diffusa di quelli che furono crimini e responsabilità del regime nei confronti degli ebrei. Una lacuna che, a detta di Battista, è anche letteraria: “Troppi i silenzi, intensa la rimozione. Poche pagine raccontano in profondità le conseguenze di quelle azioni. Prova ne è il fatto che, a parte Giorgio Bassani, soffriamo l’assenza di un Fred Uhlman nella nostra letteratura”.
Secondo Mentana, che ha puntato il dito contro la “zona grigia del potere” che permise una certa continuità di comando nel passaggio dall’Italia fascista a quella democratica e repubblicana, “il ventennio non è stato ancora incastonato nella nostra storia”.
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(26 aprile 2015)