Ventiquattro giorni dentro l’inferno

ruth halimi“Dentro di me c’è la morte, notti di incubi, il pensiero di quello che si poteva fare e non è stato fatto. La domanda insolubile: perché proprio a lui? Ma davanti ci sono i bambini degli altri miei figli, loro sono il futuro, e allora in quel futuro ci voglio essere anch’io e sorrido per loro”. In queste parole, raccolte in una recente intervista, tutta la forza interiore di Ruth Halimi (nell’immagine), la madre-coraggio di Ilan. Una forza interiore che l’ha portata a ripercorrere quelle ore terribili insieme alla giornalista Émile Frèche nel libro testimonianza “24 giorni. La verità sulla morte di Ilan Halimi” che, dopo un grande successo di vendite in Francia, è stato pubblicato in Italia nel 2010 dalla casa editrice Salomone Belforte di Livorno. Ad inquadrare l’opera le riflessioni dell’intellettuale francese Bernard-Henri Levy e dei giornalisti Pierluigi Battista e Giulio Meotti, mentre il lavoro di traduzione è stato svolto da Barbara Mella, Elena Lattes e Marcello Hassan. Dal libro è adesso tratto un film, “24 giorni” (regia di Alexandre Arcady), che sarà presentato al pubblico italiano in occasione dell’evento “Je suis Ilan – I 24 giorni della prigionia di Ilan Halimi” in programma mercoledì 6 maggio alle 19 all’Auditorium della Conciliazione di Roma in collaborazione con la Rai e con l’associazione Progetto Dreyfus (il giorno successivo la pellicola sarà proposta su Raidue).
Invitati a partecipare e ad intervenire, oltre al regista del film, i familiari di Ilan, rappresentanti istituzionali, leader religiosi. Una serata – viene spiegato – per riflettere sul tema dell’antisemitismo e del razzismo che ancora oggi costituisce una minaccia per l’Europa. Scrive Meotti nell’introduzione al libro: “La morte di Ilan non ha meritato espressioni indignate da parte dell’’opinione pubblica, non ha urtato la sensibilità di chi è sempre pronto a dichiararsi per il dialogo, la tolleranza, la convivenza. L’’esecuzione di Ilan è passata nel silenzio, rosa dall’’indifferenza, la sua fotografia non ha fatto il giro del mondo, i dettagli della sua morte sono stati criptati come “degrado metropolitano”. Ma Ilan è stato barbaramente ucciso perché ebreo”.

Per maggiori informazioni sull’evento scrivere a eventi@progettodreyfus.com

(4 maggio 2015)