Qui Washington – Giovani leader a confronto
“Darei la mia vita per fermare la negazione della dignità umana dell’entità divina presente in ogni essere umano”. Il rav David Rosen, direttore del dipartimento dedicato al dialogo interreligioso dell’American Jewish Committee, interpreta così il significato del ‘coraggio morale’, il tema al centro di questa edizione dell’Access Summit, l’annuale conferenza per giovani leader ebraici di tutto il mondo in corso a Washington da venerdì e promossa dall’Ajc nel weekend precedente il suo forum globale.
Tra i protagonisti la presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia Talia Bidussa, nella capitale statunitense per partecipare ai lavori insieme alla delegazione della European Union of Jewish Students.
“Come possiamo rendere il pluralismo un’avventura? Come lo rendiamo eroico? Come lo rendiamo qualcosa di trascendente?”. Il dibattito del summit, che riunisce cinquecento partecipanti da circa 40 paesi, è entrato nel vivo fin dall’inaugurazione, con le domande poste in un colloquio con Rosen da Irshad Manji, fondatrice del Moral Courage Project, un progetto educativo sui valori dei diritti umani e del dialogo. “Ogni problema vale la pena di essere risolto – il suo monito – e ciò che conta sono sempre i rapporti e la fiducia. Tra persona e persona. Essere umano ed essere umano. Faccia a faccia”.
Dialogo da portare avanti su vari fronti, come illustra il programma delle sessioni che si sono svolte nel corso della tre giorni, che prevede laboratori, dibattiti e incontri con esperti e autorità nel campo dell’attivismo per affrontare i temi comuni all’ebraismo mondiale e fornire strumenti pratici. Dialogo, ad esempio, affrontato con vari leader del mondo islamico presenti per un confronto sulle nuove possibili opportunità nei rapporti intrerreligiosi, o quello vivo nelle relazioni diplomatiche tra Israele e Germania, di cui si è celebrato il cinquantesimo anniversario facendo il punto sui progressi ma anche un’analisi delle sfide per i prossimi 50 anni. E poi il dialogo alla base dell’uguaglianza religiosa nello Stato d’Israele, e ancora quello con le istituzioni nei paesi europei per affrontare la lotta contro l’antisemitismo.
A questo proposito, Bidussa segnala l’importanza dell’occasione per raffrontare la situazione italiana a quella di altre realtà del Vecchio Continente e a quella americana, costituita della sessione intitolata “Un momento decisivo: i leader ebraici europei a confronto con la crescita dell’antisemitismo”, a cui sono intervenuti il direttore dell’EUJS Jonathan Keyson, la presidente della World Union of Jewish Students Andi Gergely, e il presidente dell’Union des Étudiants Juifs de France Sacha Reingewirtz, moderati dal portavoce della Jewish Agency for Israel Avi Mayer.
“Come possiamo aiutare nella lotta contro l’antisemitismo? Agendo nel campo dell’istruzione e del dialogo interreligioso, e non tacendo di fronte alle discriminazioni delle minoranze”, la sollecitazione di Keyson. “Certamente l’alyiah è sempre un’opzione, ma non è possibile partire per paura o senza pensarci”, ha incalzato Gergely. Discorso, quello sul numero crescente di alyiot, analizzato alla luce dei molteplici fattori che vi hanno condotto: “Gli ebrei vanno in Israele perché le Comunità ebraiche sono piccole, e tale movimento non è il risultato solo dell’antisemitismo ma di un insieme di motivazioni economiche, religiose e culturali”. Prospettiva con cui si è trovato d’accordo anche Reingewirtz, che nell’offrire una prospettiva specifica sulla situazione francese ha sottolineato l’importanza delle misure prese dallo Stato per combattere l’antisemitismo. Denominatore comune a tutti gli oratori è stato l’entusiasmo e l’ottimismo sul futuro della vita ebraica in Europa: “Non dobbiamo limitarci a combattere l’antisemitismo, ma celebrare la vita ebraica e i modi in cui siamo in grado di rendere migliore quella di tutti in Europa”.
Nel corso del summit il direttore dell’Ajc David Harris ha inoltre incontrato le delegazioni di Eujs e Wujs, che a partire da lunedì prenderanno parte anche al forum globale dell’organizzazione americana.
(Nelle foto: le delegazioni della European Union of Jewish Students e della World Union of Jewish Students insieme al direttore dell’American Jewish Committee David Harris; da sinistra Avi Mayer, portavoce della Jewish Agency for Israel, Andi Gergely, presidente della Wujs, Jonathan Keyson, direttore dell’Eujs, Sacha Reingewirtz, presidente dell’Union des Étudiants Juifs de France)
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(7 giugno 2015)