Qui Casale – Ricordando vecchi amici

casaleOltre 12 ore di attività ininterrotta in cui sono stati ricordati soprattutto vecchi amici che non sono più fisicamente nei cortili attorno alla sinagoga, ma che sono sentiti ancora presenti e questo grazie ai tanti altri amici che hanno affollato questa realtà piccola, ma capace di grandi imprese.

La folla ha cominciato ad arrivare domenica alle 11 nella sinagoga di vicolo Salomone Olper, riempiendo tutti i banchi per Luciano Segre, indimenticabile figura del mondo della finanza e dell’economia italiana scomparsa meno di un anno fa. Come ha spiegato Elio Carmi, Luciano da piccolo ha conosciuto i cortili del vecchio ghetto casalese prima di conoscere i salotti della finanza, ma poi a Casale ci è tornato spesso (viveva a Torino) e tutti lo ricordano seduto sul muretto che circonda il cortile delle Api.
Il personaggio principale chiamato a ricordare Segre in questa giornata è stato Romano Prodi, ma si sbaglierebbe a pensare a una commemorazione come un elenco biografico di successi. A lui stesso non sarebbe piaciuta.
“Se fosse qui – ha scherzato Gad Lerner – direbbe qualcosa tipo ‘Romano Prodi costretto a fare il rabbino, come godo’”.
La figura di Segre è emersa così: in una serie di aneddoti discontinui eppure coerenti tra di loro nel tratteggiare un’umanità profonda che andava oltre la religione, la politica e le frequentazioni importanti. Una platea che vedeva nascosti tra il pubblico personaggi come Elsa Fornero, Luca Remmert (presidente Compagnia di San Paolo), suor Giuliana Galli, ma tutti erano qui per l’uomo, non per quello che rappresentava: “Se fosse stata una commemorazione ufficiale anche di un personaggio politico non avremmo tutta questa gente da ogni parte d’Italia” ha commentato Gad.
“Non l’ho conosciuto, è capitato – ha cominciato l’ex presidente del Consiglio, visibilmente commosso – lui era una persona che frequentava tutti, con la capacità di parlare con tutte le generazioni. Era spontaneo, diretto, amava i suoi cani (tra gli altri un bon tail che aveva battezzato Adolfo). Non si è mai fatto intrappolare dai preconcetti, giudicava delle persone dalla loro coerenza morale ed era molto schietto nei sui giudizi. Era capace di essere allegro persino quando rievocava i momenti della persecuzione, quando la sua famiglia era stata salvata da don Michelone”.
Un momento di toccante intimità è nato dalle parole di don Luigi Ciotti. “Fino al termine della sua vita si è preoccupato delle persone” ha ricordato il sacerdote raccontando di Andrea, il bambino malato di Aids che Luciano aveva preso sotto la sua protezione. “Veniva a messa a Natale e mi ricordava le parole cardinale Martini: Dio non è cattolico, è di tutti”.
Ma ci sono state anche altri ricordi e altre parole: quelle di Giuseppe Lerner, di Giancarlo Cerutti che ha ricordato l’amicizia con la madre Tere, di Flavia Prodi, del vicesindaco di Casale Monferrato Cristina Fava, in rappresentanza del Comune.
Luciano (ma anche Lucianino o Lucianone a seconda di come lo si vedeva) che entrava alla Stampa senza bussare (arrivava prima il cane, poi arrivava lui e si sedeva nel Consiglio di redazione), che dava buoni consigli a tutti, e infine anche Luciano malato, ma non per questo meno attivo, che si occupava di onorare tutti i suoi debiti e di lasciare la sua vita in modo coerente come l’ha vissuta.
E per tanti visitatori illustri come lo stesso Prodi, questo incontro è stata l’occasione per scoprire un po’ di più di Casale, visitando ad esempio il castello e la straordinaria mostra sui lumi.

Il pomeriggio dedicato ad Aldo Mondino è cominciato invece nel cortile delle Api. E dove altrimenti, visto che è stata proprio una stella di David in bronzo trovata da Mondino a dare origine a questa straordinaria opera d’arte che percorre tutto lo spazio fino ad arrivare all’albero di Melograno. Un’istallazione permanente di cui Elio Carmi ha rivelato i tanti riferimento alla cultura ebraica. E l’inizio di un percorso che si snoda attraverso diversi ambienti della Comunità e una trentina di opere che riflettono bene l’eclettismo (ma anche la voglia di divertirsi) di questo artista, capace di attingere non solo alle sue radici ebree, ma da diverse culture del bacino del Mediterraneo.
Antonio Mondino, figlio di Aldo, ha spiegato nel dettaglio tecniche e curiosità: c’è l’albero porta cappelli ispirato a uno analogo visto in un paese africano, c’è il trittico dei rabbini dipinti su linoleum da pavimenti nella che campeggia in sala Carmi, ci sono le famose composizioni di cioccolatini che diventano decorazioni orientali, i gioielli e i giochi di parole.
E poi c’è forse l’opera più potente e significativa di Mondino, rifatta proprio per l’occasione. Davanti al forno delle azime, solitamente dedicato ai lumi (ora al castello) si offre ai visitatori un grande tappeto di preghiera realizzato con semi. Praticamente un mandala, dove mais lenticchie e altre varietà vegetali sono state composte (nessuna incollata) con un’illusione perfetta.
Quei semi saranno utilizzati il 6 settembre, Giornata Europea della Cultura Ebraica, per una zuppa “ecumenica” a cui saranno invitati tutti i rappresentanti delle religione monoteiste e tutti gli amici della Comunità.

La giornata si è conclusa con l’esibizione di uno straordinario virtuoso: il flautista Giuseppe Nova, accompagnato al pianoforte da Nicola Davico. Siamo nell’ambito della rassegna il Suono e il Segno e il terzo appuntamento organizzato da Giulio Castagnoli allunga la carrellata di autori e brani che hanno un qualche legame con i nomi di Johann Sebastian Bach, Giorgio Federico Ghedini, Mozart, Ernest Block, Donizzetti, Dopler e, visto lo strumento, non poteva mancare anche Luigi Hugues, casalese sui cui studi sudano i flautisti di tutto il mondo.
Nova merita decisamente il suo flauto d’oro. Anche nei pezzi più tecnici il suo suono ricco e vibrante riesce a creare un particolare feeling con il pubblico (anche in questo caso tutti i banchi della sinagoga occupati). Deliziosa la Sonata in Si minore BWV 1030 di Bach su cui Nova compie un lavoro che fa pensare alle Variazioni Goldberg di Gould e ugualmente espressivo risulta lo stile galante del Rondò K 374 e l’Andante in Do maggiore k 315 di Mozart.
Un concerto dove gli artisti non si sono certo risparmiati e sono stati premiati a lungo dal pubblico che ha avuto a sua volta l’occasione di visitare la mostra di Mondino in “notturna”.

Alberto Angelino

(15 giugno 2015)