Angeli, demoni, amuleti e incantesimi:
magia ebraica, eredità da riscoprire
Angeli, demoni, esseri dai poteri eccezionali e difficili da controllare. La tradizione ebraica descrive un mondo complesso di forze sovrannaturali, per l’uomo a volte pericolose, a volte salvatrici, di certo misteriose, che per essere dominate necessitano di pratiche magiche ed esoteriche e che hanno influenzato tutta la cultura occidentale. Un argomento spesso
poco conosciuto o lasciato ai margini, che d’altro canto oggi riaffiora e riprende vigore. Questi mesi si caratterizzano per la presenza di varie occasioni di approfondimento, che Pagine Ebraiche presenta in un dossier interamente dedicato alla magia nella tradizione ebraica (per leggerlo, cliccare qui), per offrire spunti di riflessione su un tema dall’enorme fortuna di cui tuttavia spesso s’ignorano le fonti.
Sarà proprio l’Italia a ospitare, l’1 e 2 settembre a Ferrara e Ravenna, un’occasione di scambio internazionale. È “L’eredità di Salomone. La magia ebraica in Italia e nel Mediterraneo” il titolo scelto per l’annuale congresso organizzato dal Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Meis) e dall’Associazione Italiana per lo studio del Giudaismo, nel quale si riuniranno studiosi europei e israeliani, tra cui la ricercatrice italiana presso l’École Pratique des Hautes Études di Parigi Emma Abate, membro del comitato scientifico. Al centro dei lavori saranno in primo luogo le fonti, in particolare quelle provenienti dalla
penisola, tra cui vari manoscritti che testimoniano una presenza di tali rituali antica e radicata.
È inoltre in corso a Parigi, fino al 19 luglio, al Museé d’Art e d’Histoire du Judaisme, una ricca mostra dal titolo “Magie. Anges et démons dans la tradition juive” (Magia. Angeli e demoni nella tradizione ebraica), raccontata nelle pagine del dossier dal curatore Gideon Bohak, che interverrà tra l’altro anche nel congresso di Meis e Aisg.
L’esposizione è formata da più di 300 opere e documenti, di cui molti inediti, prodotti nei secoli in Europa, vicino e Medio Oriente, e comprendenti oggetti di ogni tipo, come raccolte di fatture, amuleti, collane e gioielli, hamsot, vestiti, ciotole per incantesimi e antichi manoscritti, che attestano la continuità di tali credenze fino ai giorni nostri. Basandosi sulle ricerche più recenti degli antropologi, la mostra chiarisce i rapporti che intercorrono fra i rabbini e i mistici, e mette in evidenza il ruolo dei leader spirituali nella trasmissione del sapere legato alla magia, mostrando come le autorità religiose abbiano inquadrato i suoi usi non essendo possibile vietarli del tutto, secondo quanto scritto in modo ambiguo nella Torah.
Del rapporto fra magia e religione si sono occupate anche le ricerche antropologiche giovanili del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, autore nel 1981 del volume “Le unghie di Adamo”. A differenziare i due ambiti egli individua il rapporto personale della persona con il rituale preso in considerazione e la mediazione della divinità.
Sull’esistenza di rituali magici nella tradizione ebraica nonostante il divieto, il dibattito rabbinico è rimasto aperto nel corso dei secoli. Come tutte le cose del mondo, spiega Bohak, anche i demoni sono stati creati da Dio, e perciò essi non sono al di fuori della realtà, ne fanno parte. Essi esistono e da essi bisogna tutelarsi, tuttavia dal momento che non fanno parte del mondo naturale, ma di quello soprannaturale, l’unico modo possibile per combatterli è fare ricorso alla magia.
Figure straordinarie come Lilith, certamente la più temuta tra i demoni, il Golem e il dybbuk popolano dunque le leggende della tradizione ebraica, ma anche la letteratura, il teatro e il cinema, e la loro grande fortuna ha permeato la cultura europea diventandone parte integrante. La regista e attrice Miriam Camerini racconta così le appassionate ricerche di Shlomo An-ski, all’origine dell’opera teatrale Dybbuk, che ha conquistato i palcoscenici di tutto il mondo ed è stata poi trasformata anche in un film, ma anche “sì penoso figlio” del Maharal di Praga che affiora nella poesia di Borges, che ha ispirato il suo spettacolo “Golem”.
Ma il lettore si troverà catapultato fino addirittura alle aule di Hogwarts, nelle vicende di Harry Potter, che Levi Cooper, rabbino del Pardes Institute of Jewish Studies, analizza dal punto di vista ebraico in una prospettiva inedita. sull’opera di J.K. Rowling riflette anche la presidente della Comunotà ebraica di Firenze Sara Cividalli, che vede nelle peripezie del mago, con i valori che esse mettono in campo, un terreno condiviso per un dialogo tra generazioni.
Oggi la mistica ebraica e le sue pratiche vivono poi una rinascita pop, attraendo in modo massiccio ebrei e non ebrei, e comparendo nei braccialetti rossi al polso di dive così come in centri specializzati nella Cabbala diventati
luoghi del jet set. Un interesse frutto, secondo Bohak, “di una cultura New Age che rifiuta il razionalismo del secolo scorso”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
da Pagine Ebraiche, luglio 2015
(3 luglio 2015)