…odio

Il terrorismo ebraico è cresciuto, approfittando della scarsa attenzione di polizia e autorità. Non sono solo io che lo dico, ma lo dicono tutti i commentatori e con loro il primo ministro Netanyhahu e il presidente Rivlin, subito minacciato di fare la fine di Rabin. Dal rogo degli ulivi palestinesi si è passati al rogo dei bambini palestinesi, e poi agli attentati alle chiese cattoliche, alle scuole miste arabo-ebraiche, alle scritte che incitano alla vendetta. L’odio divampa. E noi ebrei conosciamo quel sentimento che è la vergogna per il male fatto dai nostri, dagli ebrei come noi. Non dovremmo, perché sappiamo che gli ebrei sono esseri umani come gli altri, che fanno il bene come il male. E che se finora siamo stati più vittime che perpetratori, lo dobbiamo al fatto che non abbiamo avuto la spada dalla parte del manico, non perché siamo migliori degli altri esseri umani. Eppure, dolore e vergogna ci scuotono più da vicino, quando sappiamo che quell’odio è in nome dell’ebraismo e non dell’Islam o dell’Inquisizione medievale. Del tutto irrazionalmente, visceralmente, proviamo più dolore e più vergogna. E siamo interpellati a reagire più degli altri.

Anna Foa, storica

(3 agosto 2015)