Demenza digitale – Conati antisemiti Al prof esimio non piace Israele
Testa coronata della cultura e del mondo accademico italiano, titolare delle cattedre di Storia del pensiero politico contemporaneo e di Teorie e storia della democrazia all’Università di Torino oltre che ideatore del FestivalStoria, autore per la casa editrice Einaudi, firma della rivista Micromega, il professor Angelo d’Orsi non è immune da una grande malattia di questi tempi: la demenza digitale.
Pagine Ebraiche di settembre, fra pochi giorni in distribuzione, pubblica un testo del suo collega Luca Michelini, professore di Storia del pensiero economico dell’Università di Pisa e autore tra gli altri del volume “Alle origini dell’antisemitismo nazional-fascista. Maffeo Pantaleoni e ‘La vita italiana’ di Giovanni Preziosi 1915-1924” (ed. Marsilio), che ha scelto di riportare un dialogo sconcertante ma rivelatore avvenuto fra i due studiosi di fronte alla platea di Facebook. Un motivo in più per denunciare come anche nel mondo accademico e anche fra tanti cosiddetti progressisti il morbo dell’antisemitismo, spesso camuffato dietro a grossolane critiche allo Stato d’Israele, resti sempre in agguato.
Qualche tempo fa ho pubblicato con Marsilio una ricerca sulle origini dell’antisemitismo nazional-fascista italiano, che ebbe due protagonisti d’eccezione, ovvero Maffeo Pantaleoni, il più importante economista italiano del periodo (assieme a Vilfredo Pareto), e Giovanni Preziosi, destinato a guidare la politica razziale della Repubblica di Salò. Quella ricerca per me è stata importante, perché ho dovuto immergermi in una tematica molto complessa e fortemente interdisciplinare, per quanto sul piano della storia del pensiero economico, la disciplina che pratico, il rapporto tra scienza economica ed antisemitismo sia un tema “classico”. Ho approfondito a più riprese l’argomento, sia sul piano scientifico, con alcuni saggi (p.es sulle Interdizioni israelitiche di Cattaneo,) e convegni, di respiro internazionale, sia sul piano più propriamente politico, vista l’insorgenza di nuovo antisemitismo neofascista anche in Italia. Ebbene, su Facebook mi è capitato di avere questo scambio di battute con il collega e professor Angelo d’Orsi.
Angelo d’Orsi: “Renzi, ancora lui. Strabiliante giocoliere, ogni giorno inventa una nuova capriola, ogni giorno racconta una scempiaggine che fa impallidire il Grande Barzellettiere che lo ha preceduto e di cui è il vero, autentico erede. Stavolta è la politica estera; stavolta è Israele, che è divenuto testimonial della perenne campagna elettorale di un presidente del Consiglio mai eletto neppure in Parlamento. La visita in Medio Oriente, cominciata con Israele, forse complice il caldo, ha fatto proferire dalla bocca dell’imperterrito giovanotto fiorentino sciocchezze sesquipedali. Abbiamo dovuto sentire che Israele rappresenta le nostre radici (e per evitare di spiegare nostre di chi? Renzi ha immediatamente aggiunto: di tutto il mondo, niente meno! Ah, sacra ignoranza!). E come se non bastasse ci ha proposto uno Stato colonialista di insediamento, che occupa abusivamente terre altrui, e che esercita un’azione quotidiana volta allo sradicamento violento della popolazione palestinese, Israele, come modello del futuro. E forse, a ben riflettere, non ha neppure tutti i torti, il ducetto toscano: nell’era della post-democrazia, uno Stato come Israele, fondato sulla violenza, sulla menzogna e sulla sopraffazione, può ben diventare l’esempio virtuoso da imitare. In fondo, ancora una volta, Renzi ci aiuta: a renderci conto di quanto le politiche di cui egli è alfiere (da quelle sociali a quelle scolastiche, dalla politica economica a quella internazionale) siano deleterie, e a far prendere coscienza della necessità di liberarsi di questo governo che rasenta l’infamia, e spesso va persino oltre”.
Luca Michelini: “Sei così duro che sembra che ti auguri la scomparsa dello Stato d’Israele. Un conto è Renzi, ben altro conto è ciò che sembri suggerire”.
Angelo d’Orsi: “(…) A Luca Michelini, che è (…) persona perbene e stimabile collega, dato che insiste dico soltanto che ritengo Israele, dalla sua nascita, alle odierne politiche, la fonte maggiore, se non l’unica, delle tragedie del Medio Oriente. Personalmente, e l’ho scritto e detto molte volte, sono certamente per una Palestina libera multietnica, plurale, multirelgiosa (dove vi sia posto anche naturalmente per chi religioni non ha). Dunque sono contro lo Stato di Israele, esempio paradigmatico di ‘colonialismo di insediamento’, fondato sulla violenza ai danni delle popolazioni arabo-palestinesi (come hanno dimostrato molti studi seri, anche di fonte israeliana). La soluzione dei due popoli per due Stati è una presa in giro, a cui solo gli stolti o la gente in malafede finge di credere. Ritengo oggi che il giudizio sullo scandalo del popolo palestinese, oppresso e perseguitato nella proprio patria, sia il vero punto dirimente nella scelta politica. In ogni caso non è un commento su FB la sede per discutere di un tema simile”.
Luca Michelini: “Caro Angelo, ti ringrazio della considerazione e della risposta. Provo ad incalzarti. Sul luogo: è stata tua la scelta, invero ed ormai questo luogo ha assunto una sua notevole importanza, per quanto non consenta una riflessione approfondita. Nel merito: devi essere consapevole che quanto scrivi è ritenuto semplicemente ‘antisemitismo’ non solo oggi, da parte della comunità ebraica, ma fin dalle origini, cioè fin da quando l’antisemitismo si organizzò politicamente ben prima della nascita dello Stato d’Israele. L’antisemitismo, del resto, ha avuto diverse coloriture, non necessariamente razziali. Inoltre è molto difficile (non impossibile, dunque: ma implica un discorso davvero complesso) cercare di separare l’antisionismo dall’antisemitismo, perché essi sono stati di fatto uniti. Io proprio non posso seguirti in questo tipo di ragionamenti. Sul fatto che lo Stato d’Israele abbia una origine coloniale: mi chiedo quanti Stati non debbano la loro nascita ad un atto di ‘colonizzazione’ e a varie forme di esclusione o di violenza. Temo nessuno. In ogni caso, la sua nascita è da inserire in un contesto molto preciso, come la sua vita: e lo sforzo di tutti, sul piano culturale e politico, dovrebbe essere quello di promuovere la pace e la convivenza, trovando soluzione ai conflitti, non alimentandoli. È chiaro, infatti, che battersi contro lo Stato d’Israele significa di fatto, e sottolineo il ‘di fatto’, mettersi con coloro che praticano per davvero questa politica. Una politica che non significherebbe altro che un nuovo sterminio, in un contesto di guerra generalizzata, che del resto già si sta definendo all’orizzonte, a prescindere da Israele”.
Angelo d’Orsi: “Luca, sei offensivo oltre che deludente. Considero chiuso non solo questo ‘dibattito’, ma ogni tipo di rapporto fra noi. Non posso permettere che mi si accusi, sulla mia bacheca, per giunta, di antisemitismo’ (ti ricordo che gli arabi sono ‘semiti’, en passant). Trovo comunque sconcertante che uno studioso (‘di sinistra’) possa ripetere i luoghi comuni del più stolto mainstream sionista e israeliano. Fine della discussione”.
Luca Michelini: “Sempre più sconcertante ciò che dici. Ignorare che ciò che dici è considerato antisemita mi pare pura follia. Come sostenere pubblicamente che lo Stato d’Israele deve essere cancellato. Felice di non avere più rapporti con te”.
Credo che questo scambio di battute sia significativo: il professor d’Orsi non ha risposto nemmeno a una delle mie osservazioni ed argomentazioni. Ha preferito chiudere la discussione, indignato. Non l’avevo accusato di antisemitismo, ritenendo che un profilo intellettuale come il suo non potesse giustificarlo, ma gli ho fatto osservare che antisemite (e con il termine tutti, ma proprio tutti capiscono di che cosa si tratta… ) e da una corrente di pensiero corposa, sono ritenuti e sono stati, soprattutto, ragionamenti come i suoi. Che dunque dovevano essere circostanziati e prudenti, se di antisemitismo non si trattava: e d’Orsi stesso ammette l’imprudenza di una discussione affidata a Facebook. Se poi ci si sposta sul piano politico, allora le sue affermazione volte a deleggittimare lo Stato d’Israele sono sconcertanti: il ragionamento politico non può mai essere in vacuo, ma circostanziato, storicamente determinato. Se poi d’Orsi ha in mente un altro tipo di Stato, che evidentemente lui si ritiene in grado di edificare, allora poteva avere la pazienza e la cortesia di spiegare la sua posizione, probabilmente molto interessante sul piano dottrinale-utopistico e forse anche su quello storico-fattuale. Davvero curioso, poi, che si scandalizzi che ragionamenti simili ai miei possano scaturire da un intellettuale “di sinistra”. Purtroppo, una discussione che forse poteva crescere, consentendo di affrontare problemi seri e importanti, magari in sedi appropriate, è morta sul nascere. Una discussione che certo affronta temi molto complessi, che dalla cronaca portano, passo dopo passo, alla filosofia politica e del diritto. È vero, Facebook non è il luogo appropriato per tentare simili tematiche. Sarebbe allora stato meglio tacere. Molto significativa, infine, l’incapacità di discutere e di affrontare ragionamenti differenti dai propri e di tollerare punti di vista differenti, il ricorso all’attacco personale come strumento di argomentazione, infine lo slittamento dalla discussione all’esercizio del potere per limitare e impedire il ragionare, come dimostra il fatto che ha scelto di impedire il proseguo della discussione. Mi auguro, davvero, di non aver punto nel vivo, senza volerlo, il professor d’Orsi.
Quanto poi al giudizio che propone su Renzi e sulla sua politica non posso fare a meno di constatare come l’argomentazione lascia il passo all’invettiva, che non aiuta di un solo millimetro la lotta e la polemica politica contro le politiche renziane e tanto meno servo a impostare una qualsiasi forma di ragionamento sulla politica estera italiana, sul contesto nel quale essa si muove, nonché sulla situazione mediorientale.
D’Orsi è studioso e docente universitario e pubblicista, con ruoli di notevole rilievo, e intende la cultura anche, e forse soprattutto, come militanza civile. Non c’è nulla di male in ciò; ma si deve essere consapevoli del ruolo che si riveste come “maestri”, le cui parole pesano e incidono anche, e forse soprattutto, quando affidate a mezzi di comunicazione pubblico-privati come Facebook, che raggiungono una notevole platea, anche di giovani. Che d’Orsi abbia scritto sullo Stato d’Israele non dubito affatto e non mancherò di leggerlo. Dubito, invece, che osservazioni come quelle che egli ha offerto in questa occasione abbiano qualsivoglia funzione maieutica.
Luca Michelini, Università di Pisa
da Pagine Ebraiche, settembre 2015
(Immagine tratta dal libro “Demenza digitale” di Manfred Spitzer, ed. Corbaccio, 2013)
(24 agosto 2015)