Livorno, la storia del tempio
La sintesi giornalistica pubblicata ieri dei danni occorsi al Tempio livornese, progettato da Angelo Di Castro (zl) e inaugurato nel 1962, nell’accennare al riparo trovato nel sotterraneo luogo di culto (generalmente usato d’inverno) che ha ospitato il finale di Sukkot e il tradizionale “Giro dei Sefarim” di Simchat Torah, fornisce l’occasione per gettare un sintetico sguardo su quello che è chiamato “il Lampronti”.
Il locale che lo ospita doveva essere la sala di riunione della Comunità. Ben presto ci si rese però conto delle problematiche invernali del nuovo Tempio Maggiore e rav Bruno Polacco (zl), mi sia permessa la citazione, giunto da Ferrara nel 1960, si adoperò con la Comunità estense affinché una delle sinagoghe della città, devastata dai fascisti, ritrovasse vitalità risolvendo contestualmente il problema labronico. Si trattava appunto di quello che, da decenni, è il Tempio dedicato al grande Maestro ferrarese Itzhack Lampronti. Prematuramente scomparso rav Polacco, lo inaugurò rav Laras e contiene, oltre alla presenza ferrarese, testimonianze dell’antico Tempio livornese e pitiglianese. Ad essere sinceri, quindi, è un luogo che riveste grande significato e ha un valore storico superiore a quello del Tempio grande.
Indubbiamente la fretta del trasferimento ha avuto conseguenze e il “Giro” che normalmente vedrebbe coinvolti 13 Sefarim ne ha visti utilizzati “solo” quattro.
Ma la particolarità del luogo è unica e, nell’attesa di tornare al Tempio grande per l’occasione, ai Chatanim e a quanti hanno partecipato al “Giro” 5776″ spero che questo valore aggiunto rimanga con il ricordo che merita.
Gadi Polacco
(8 ottobre 2015)