Museo della Shoah, nuovo inizio
nel segno della formazione
La consegna ufficiale della struttura è avvenuta mesi fa. Ma quello odierno è a tutti gli effetti un nuovo inizio, segnato dall’impegno più importante: quello della formazione.
Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma, apre con emozione le porte della nuova sede situata all’interno della Casina dei Vallati, l’edificio individuato dall’amministrazione cittadina per dare seguito al lavoro di ricerca storica effettuato in questi anni e avvicinare l’appuntamento con la posa della prima pietra del memoriale che sorgerà a Villa Torlonia su progetto dell’architetto Luca Zevi.
“Prende oggi avvio un nuovo momento di operatività. È una sfida importante, e noi ci metteremo sempre cuore e passione” assicura Venezia, che guida pubblico e stampa fino alla sala dove si conclude oggi un denso e qualificato seminario in tre giornate sulla didattica della Shoah, organizzato congiuntamente dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dalla Fondazione Museo della Shoah e rivolto a insegnanti di Roma e del Lazio e ad alcune guide italofone di nazionalità polacca, tedesca e austriaca.
Un’iniziativa ad alto livello, coordinata dallo storico Marcello Pezzetti e sostenuta con un patrocinio dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
“Scopo di questa istituzione è anche quello di formare i giovani. Seminari come quello che va concludendosi aiutano in modo significativo a cementare il ricordo e valori positivi” sottolinea il presidente UCEI Renzo Gattegna, intervenedo con al fianco la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello e il rabbino capo Riccardo Di Segni.
Gli stessi valori per cui si battono con straordinario coraggio i Testimoni Sami Modiano e Andra Bucci, invitati entrambi a prendere la parola. “È necessario che anche l’Italia si doti di un museo nazionale della Shoah, al pari di tanti altri paesi che hanno colmato questo lacuna. Sono ottimista – dice Modiano – giornate come quella di oggi fanno ben sperare”. Si commuove Andra, che a novembre lascerà l’Italia per trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti. “Non sono romana – racconta – ma ho questa città nel cuore. Volevo esserci a tutti i costi per salutare tanti amici”.
Marco Rossi Doria, assessore comunale uscente, ricorda con poche ma efficaci parole l’importanza dei luoghi e della loro collocazione. “Il percorso per il museo sarà lungo – afferma – ma finalmente questo spazio esiste”. Mentre l’assessore regionale Lidia Ravera invita la collettività “a tener viva la catena della Memoria” e ad indignarsi “come se stesse accadendo oggi”. Ad intervenire anche l’ex presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, che sottolinea la positiva trasformazione del quartiere. Da luogo di costrizione e violenza a “simbolo di grande vitalità”.
a.s twitter @asmulevichmoked
(16 ottobre 2015)