…strategie

L’8 ottobre scorso citavo su questa pagina la definizione dell’ayatollah Khamenei della strategia islamica nei confronti di Israele: Distruggere Israele, e comunque, con l’aiuto di Allah, non concedere un solo giorno di pace al regime sionista. C
ome abbiamo visto a Parigi venerdì scorso, la strategia di Daesh (Isis) è identica: Non concedere un solo giorno di pace all’Occidente. Negli stadi, nei ristoranti, nei teatri, nei pub, ai concerti rock, nelle redazioni dei giornali, nei supermarket, per la strada. Di fronte a queste deliranti ma concrete strategie, sottolineiamo: Khamenei (sciita) e Daesh (sunnita) dicono la stessa cosa.
Gli sforzi volti a distinguere prima fra Sciiti cattivi e Sunniti buoni, poi fra Sunniti cattivi e Sciiti buoni, infine fra terrorismo ingiustificato e terrorismo giustificato dimostrano molta ingenuità se non incompetenza. Allora ci si deve chiedere come porre fine al conflitto. Qui da sempre si confrontano due strategie. Una propone la via dell’analisi socioeconomica, dell’accomodamento culturale, dello smussamento delle cause dell’ostilità da parte dell’avversario. L’altra propone l’uso della forza, il massiccio intervento militare, la vittoria sul terreno del rivale. Dalla storia apprendiamo che la vera chiave nella conclusione di un conflitto consiste nel mettere il nemico nella condizione di non avere più la voglia di combattere. In un modo o nell’altro.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(19 novembre 2015)