Orrore a Monaco, nuove verità

mun“In quel momento, è scomparso interamente lo Yossi che conoscevo“. Ilana Romano racconta così lo shock di quando ha visto per la prima volta le foto di ciò che è davvero successo a suo marito Yossef, sollevatore di peso israeliano tra i nove atleti morti nella strage compiuta da otto terroristi palestinesi ai Giochi Olimpici di Monaco il 5 settembre 1972. Era il 1992, vent’anni dopo, quando con Ankie Spitzer, moglie di un allenatore di scherma morto nell’assalto, venne a conoscenza dell’occultamento da parte del governo tedesco di alcuni dossier contenenti dettagli sulla morte degli atleti. Dettagli cruenti, tra cui torture, uccisioni a sangue freddo e mutilazioni, che per la prima volta sono svelati al pubblico nel documentario “Munich 1972 & Beyond”, che uscirà all’inizio dell’anno prossimo, contenente le interviste ad alcune vedove e altri parenti della delegazione israeliana. In un’intervista rilasciata al New York Times Romano e Spitzer spiegano la loro decisione di parlare a distanza di così tanto tempo.
Quel giorno il loro avvocato Pinchas Zeltzer entrò in possesso di alcune fotografie, dopo che una fonte anonima di una agenzia governativa tedesca aveva inviato a Spitzer alcuni documenti. Con quelli in mano avevano fatto pressioni al governo tedesco per avere il resto dei fascicoli – tra cui appunto le fotografie – e una volta ottenuti lo denunciarono insieme al governo regionale bavarese e la città di Monaco. Le immagini erano talmente forti che Zeltzer pensava non fosse nemmeno il caso che le vedove le vedessero con i loro occhi, e al loro insistere propose che almeno fosse presente un medico. Ma Ilana e Ankie rifiutarono anche quello, e nel momento stesso in cui finalmente ebbero tra le mani le foto di cui per anni era stata negata loro l’esistenza, decisero di non parlarne mai pubblicamente. Persino ai loro figli dissero solo di avere nuove notizie, ma chiesero di non fare ulteriori domande ed essi accettarono.
Per molti anni quello che successe negli appartamenti del Villaggio Olimpico in cui i terroristi palestinesi fecero irruzione è rimasto oggetto di speculazioni, a cui ora le vedove di quegli atleti hanno deciso di porre fine con rivelazioni che gettano finalmente luce su una delle vicende più nere della storia dello sport e garantiscono ai loro cari il riconoscimento che credono spetti loro. Alla fine le denunce caddero per alcune limitazioni, ma le vedove si sono sempre impegnate strenuamente perché fosse tributato un memoriale alle vittime.

(2 dicembre 2015)