Oltremare – Chi se ne va
Dopo quasi otto anni in Israele, anche io comincio a contare chi c’è e chi se ne va, come qualunque locale. E non parlo degli Olim tira-e-molla, quelli che non sai mai se questo mese sono qui, o sono di nuovo ritornati per la trecentesima volta nel paese d’origine: di quelli ce ne sono sempre, e non fanno parte integrale della vita israeliana. Incapaci o impossibilitati a prendere una decisione definitiva, se non sanno rispondere con certezza alla domanda fondamentale: “sì, ma dov’è il tuo cuscino, e il tuo pigiama preferito?”, meglio tornare a parlare del tempo o di politica.
No, quelli che se ne vanno sono una generazione, che conta nomi come Arik Einstein, Moti Kirschembaum e Yossi Sarid. Non potrebbero essere persone più diverse, ma sono accomunati dal peso che hanno avuto tutti e tre sulla cultura e società israeliana. Di Arik ho scritto su queste pagine due anni fa, quando è mancato improvvisamente e al saluto del popolo telavivese in Kikar Rabin è arrivato perfino il Primo Ministro, per dare un’idea di quanto un cantante e attore in Israele possa unire tutti gli strati della società.
Kirschembaum era un giornalista eccellente, anche lui cresciuto fra l’avanspettacolo e la radio, e anche lui onnipresente nella cultura israeliana, di recente con un programma in preserata in cui si prendeva libertà giornalistiche, intervistando personalità ed emeriti ignoti, forte di un senso dell’umorismo e di uno spessore culturale indiscusso. Anche lui se ne è andato all’improvviso, lasciando il pubblico interdetto e il palinsesto orbo.
Yossi Sarid, dopo oltre trent’anni alla Knesset, politico tutto d’un pezzo del Meretz, era adesso una firma altrettanto tutta d’un pezzo di Haaretz. Era così corretto e fine nella scrittura, da essere apprezzato anche da acerrimi nemici politici. Come gli altri due, era un pezzo di cultura israeliana, nel suo caso di una parte politica molto definita, ma come Arik e Moti, rappresentava una correttezza nel mestiere di uomo di parole, che mancherà, anche al di là della politica.
Daniela Fubini, Tel Aviv Twitter @d_fubini
(7 dicembre 2015)