Roma – Zi Pucchio, novanta candeline
“Non portate mai odio, non date mai dispiacere ai genitori, non date mai ascolto a compagni che vorrebbero portarvi sulla cattiva strada, rispettate sempre le idee degli altri e tenete sempre presente che nessuno al mondo ha il diritto di toglierci la libertà”.
Sono raccomandazioni che rivolge costantemente agli studenti, in occasione dei molti incontri che continuano a segnare il suo impegno. Le ha ribadite anche pochi giorni fa, ricevendo la laurea honoris causa dell’Università di Foggia per il suo coraggio e per il rapporto empatico che ha stabilito con migliaia di studenti in tutto il paese.
Ancora poche ore e Alberto Mieli, uno degli ultimi Testimoni italiani della Shoah ancora in vita, spegnerà una torta con novanta candeline.
Una vita lunga e intensa. Oggi piena di soddisfazioni, rallegrata dal calore di figli e nipoti con cui si incontra a pranzo ogni giorno.
Un tempo invece provata dalle esperienze più terribili che un essere umano possa provare: l’arresto e la deportazione in un campo di sterminio. Da Fossoli ad Auschwitz e da Auschwitz a Mauthausen. Zi Pucchio, come è conosciuto tra gli ebrei romani, è sopravvissuto. E una volta tornato a casa, col numero 180060 tatuato sul braccio, ha scelto di continuare a vivere. “È stata durissima. Ma ho subito capito – ci racconta – quanto fosse importante ricostruire una sorta di normalità”.
Una normalità che sarebbe passata da tanti piccoli gesti. Tra cui l’istituzione di un sodalizio memorabile: la Stella Azzurra. Molto più di una squadra di calcio, quanto il simbolo di una Comunità che lottava per riconquistare il proprio spazio e la propria dimensione.
Alla storia della propria vita Alberto dedica un libro in uscita a gennaio con Marsilio, scritto a quattro mani con la nipote Ester: Eravamo ebrei. Questa era la nostra unica colpa. Oggi, per il suo compleanno, ha un unico regalo da chiedere. “Il terrorismo e il razzismo sono due minacce terribili. Per questo mondo malato – dice – vorrei solo un po’ di pace e tranquillità”.
(21 dicembre 2015)