L’Italia e le ferite del terrorismo
“Mai cedere alla logica di chi ci odia”
“Abbiamo ascoltato parole molto toccanti. Parole di dolore, ma non di odio. Di giustizia, ma non di vendetta. Nell’ascoltarle si può apprezzare innanzitutto la sensibilità democratica e la forza morale di coloro che le hanno pronunciate e che ringrazio a nome di voi tutti. Ma si comprende anche la solidità di un Paese come l’Italia che ha attraversato prove durissime, che ha dovuto fronteggiare un’aggressione sanguinosa contro le proprie istituzioni, che ha visto morire centinaia di persone sotto i colpi dei terroristi, e che alla fine li ha sconfitti. Ma non ha mai rinunciato ai valori e ai principi dello Stato di diritto e a quelle libertà duramente conquistate con la Liberazione dal nazifascismo”. Così la presidente della Camera dei deputati nell’intervento tenuto oggi in occasione del “Giorno della memoria” dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi (tra cui Stefano Gaj Taché, la giovanissima vittima dell’attentato palestinese alla sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982 citata dal capo dello Stato Sergio Mattarella nel suo discorso di insediamento).
Uno Stato democratico non può mai far propria la logica violenta e disumana dei suoi nemici. E questa è una lezione che vale anche oggi, ha affermato Boldrini, “di fronte agli attacchi del terrorismo di matrice islamista”.
Di seguito il testo integrale dell’intervento della presidente Boldrini
Signor Presidente della Repubblica, Signora Vicepresidente del Senato, Signor Ministro Dario Franceschini, autorità, gentili ospiti.
Buon giorno a tutte e a tutti voi.
Abbiamo ascoltato parole molto toccanti. Parole di dolore, ma non di odio. Di giustizia, ma non di vendetta.
Nell’ascoltarle si può apprezzare innanzitutto la sensibilità democratica e la forza morale di coloro che le hanno pronunciate e che ringrazio a nome di voi tutti. Ma si comprende anche la solidità di un Paese come l’Italia che ha attraversato prove durissime, che ha dovuto fronteggiare un’aggressione sanguinosa contro le proprie istituzioni, che ha visto morire centinaia di persone sotto i colpi dei terroristi, e che alla fine li ha sconfitti. Ma non ha mai rinunciato ai valori e ai principi dello Stato di diritto e a quelle libertà duramente conquistate con la Liberazione dal nazifascismo. Uno Stato democratico non può mai far propria la logica violenta e disumana dei suoi nemici. E questa è una lezione che vale anche oggi, di fronte agli attacchi del terrorismo di matrice islamista.
Se dovessi riassumere in una parola il significato principale di questo “Giorno della memoria” questa parola sarebbe “abbraccio” : è il giorno in cui le istituzioni abbracciano i familiari delle vittime del terrorismo e delle stragi. Perché noi non dimentichiamo, care amiche e cari amici, che l’Italia ha perso dei valorosi servitori dello Stato, dei lavoratori onesti, delle persone impegnate per il bene della collettività. Ma voi avete perso anche di più : dietro quelle divise, quegli occhiali spessi di chi ha tanto studiato, quelle toghe, quelle fasce da Sindaco, c’era un padre, un nonno, un marito, un fratello. E dal giorno in cui qualcuno ha deciso che quella persona non doveva più vivere, voi non avete più ascoltato la loro voce, non avete più incrociato i loro sguardi, non avete ricevuto più le loro carezze. E questo per voi è un vuoto incolmabile.
Le istituzioni devono dirvi grazie, perché avete fatto in modo che il vostro immenso dolore generasse impegno, un impegno personale e collettivo attraverso le associazioni che vi rappresentano. Per tenere viva la memoria, ma anche per ottenere giustizia e verità. E, anche attraverso il protocollo siglato dalle vostre Associazioni con il Ministero dell’Istruzione proprio qui alla Camera due anni fa, siete andati nelle scuole, avete riattraversato il vostro lutto, avete raccontato quegli anni terribili, avete trasmesso a tanti giovani il valore della nostra Costituzione.
Le istituzioni hanno il dovere di esprimere gratitudine nei vostri confronti e di onorare la memoria delle vittime attraverso atti concreti. Un atto concreto è quello che fin dall’inizio della legislatura ci ha visto impegnati qui alla Camera in una vasta opera di trasparenza per rendere pubblici atti ancora coperti da segreto. E per lo stesso obiettivo si è impegnato il Governo con una sua direttiva. Sulle desecretazioni andremo ancora avanti. Un atto concreto sarà quello della definitiva approvazione della legge, approvata dalla Camera e ora all’esame del Senato, che introduce il reato di depistaggio. Un altro ancora sarà il riconoscimento pieno ai familiari delle vittime dei loro diritti previdenziali.
Ma c’è una cosa che più di ogni altra è doveroso fare per rendere onore a chi ha sacrificato la vita per difendere la democrazia ed è quella di rendere le istituzioni e la politica sempre più pulite e sobrie. Bisogna combattere senza incertezze la corruzione, l’illegalità, il malaffare e bisogna dare voce ai tanti italiani che in modo onesto e generoso fanno politica, si impegnano nel volontariato, si occupano di tutelare i beni comuni della nostra società. Non siamo tutti uguali.
E poi non bisogna stancarsi mai di combattere per la verità, per fare piena luce sulla stagione tragica del terrorismo, su quelli che sono stati chiamati “gli anni di piombo”. Ci sono ancora omicidi e stragi senza colpevoli accertati e condannati. Complicità nascoste. Mandanti tuttora ignoti.
Una democrazia forte non deve temere di conoscere il suo passato. La battaglia per la verità e la giustizia è qualcosa che ci riguarda tutti, non solo voi familiari delle vittime.
E ora vorrei rivolgermi a voi, ragazze e ragazzi. Voi che quando accadevano i fatti di cui parliamo oggi non eravate ancora nati e i vostri genitori erano molto giovani. Possono sembrarvi cose lontane, ormai passate e consegnate alla storia. Lo capisco. Ma non è così.
Diverse volte abbiamo pensato di aver chiuso i conti con il terrorismo e poi questi assassini sono tornati a colpire. Quello di Lando Conti, che poco fa è stato ricordato dal figlio Lorenzo, il 10 febbraio del 1986, fu uno degli ultimi omicidi delle Brigate Rosse. Due anni dopo venne assassinato il professor Roberto Ruffilli. Pensavamo fosse finita li.
E invece dopo dieci anni , il 20 Maggio del 1999, le Brigate Rosse uccisero il professor Massimo D’Antona e nel 2002 il professor Marco Biagi. Bisogna sempre tenere alta la soglia di attenzione e fare in modo che se in futuro qualcuno dovesse mai decidere di ritentare avventure velleitarie e scellerate di quel tipo possa trovarsi di fronte un Paese unito e una democrazia forte.
E una democrazia è forte soprattutto se c’è partecipazione, se c’è cittadinanza attiva. E allora, ragazze e ragazzi, criticate, come è giusto che sia, indignatevi contro le ingiustizie, ma soprattutto siate attivi in prima persona. Se la politica così com’è non vi piace, prendetela nelle vostre mani e rendetela diversa. Se volete una scuola, un quartiere, un ambiente migliore, associatevi con quanti condividono le vostre stesse aspirazioni. Nella nostra società ci sono tante opportunità che le generazioni precedenti non potevano neanche immaginare. Ma c’è anche tanta solitudine e tanto individualismo. Riscoprite invece il piacere della condivisione, della solidarietà, dell’amicizia vera, dell’impegno per il destino comune.
Il terrorismo fu sconfitto grazie al lavoro delle forze dell’ordine e di tanti magistrati coraggiosi e fedeli alla legge. Ma fu sconfitto anche perché trovò di fronte a sé un muro di popolo : grandi partiti, sindacati uniti e rappresentativi, associazioni di cittadini, comitati di quartiere e di fabbrica, movimenti democratici degli studenti. Il terrorismo fu sconfitto dalla partecipazione dei cittadini, che isolarono gli assassini e difesero le libertà democratiche. Ecco l’eredità fondamentale che dobbiamo raccogliere da quella stagione di sangue e di resistenza.
Con questa promessa di partecipazione e di adesione ai valori della nostra Costituzione, rivolgiamo un pensiero commosso a tutte le vittime del terrorismo e delle stragi e abbracciamo le loro famiglie.
Vi ringrazio.
Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati
(9 maggio 2016)