Diario di un soldato
Vivere e vincere
Quando ci fu il terribile attentato a Parigi, la Torre Eiffel venne spenta in segno di lutto. Niente più selfie con il colosso che fece sognare migliaia di giovani innamorati, niente più visite dal panorama mozzafiato. Quando ci fu il terribile attentato a Parigi, il mondo si spense insieme alla Torre Eiffel, il mondo pianse le vittime innocenti e condannò chi osava prediligere l’odio all’amore, la morte alla vita.
Quando ci fu la strage all’aeroporto di Bruxelles, il mondo rinnovò le sue più sentite condoglianze. Facebook si tinse per l’occasione di rosso-giallo-nero, i giornalisti si armarono di carta e penna per partecipare alla guerra in corso. Quando ci fu la strage all’aeroporto di Bruxelles, per una manciata di settimane persino i più impavidi turisti non varcarono la soglia di quel corridoio, non si avventurarono sulla scena del delitto, eppure ciò non impedì loro di definirsi “ambasciatori della pace”; dispensori di banalità e luoghi comuni, piuttosto.
Quando il terrorismo ha bussato alle porte di Tel Aviv, per la seconda volta in meno di un anno, il mondo ha taciuto. Nessuno sì è preoccupato di scomodare prime pagine, di spegnere luci e accendere candele. Gli amici più solidali si sono sprecati in frasi dal retrogusto amaro, i più coraggiosi hanno fatto la tara alle vittime israeliane, per puro miracolo, inferiori a quelle di altre atrocità sparse per il mondo. Quando il terrorismo ha bussato alle porte di Tel Aviv, Tel Aviv ha aperto la porta, ha acceso le luci e ha offerto da bere. Il giorno dopo la strage, la via ancora sporca di sangue, non era mai stata così affollata. Inni di speranza, balli di gruppo, bandiere rivolte al cielo; il popolo ebraico ha deciso di rispondere all’attacco con un cocktail dal sapore nuovo, dagli ingredienti freschi e rigeneranti: un’abbondante dose di forza (quella vera, quella d’animo), un pizzico di mani tese verso il prossimo e gelato a volontà, per tutti.
Perché con i sorrisi non si vince la guerra, ma solo così si sconfigge l’odio.
David Zebuloni
(10 giugno 2016)