…brexit
Le parole con cui David Cameron si è rivolto a una importante Convention di beneficenza di ebrei inglesi per esortarli a votare “Remain” nel referendum di ieri sono particolarmente significative. Non posso non sottolineare l’idea cardine che ogni cittadino ebreo avrebbe dovuto avere ben presente: “Noi non vogliamo la tua (di Nigel Farage) visione della Gran Bretagna; non vogliamo quel che stai tentando di venderci; non stai descrivendo il genere di paese che noi vogliamo per noi stessi, per i nostri figli e per i nostri nipoti”. Mi secca un po’ dover apprezzare le parole di un leader conservatore, che per di più è il maggior responsabile politico della pazzia che ha condotto alla convocazione di un referendum potenzialmente esplosivo, ma penso di dover sottolineare quanto fondamentali siano le sue parole, e quanto sia significativo il fatto che esse siano state pronunciate di fronte a un consesso ebraico. “Sono orgoglioso – continua Cameron – che la Gran Bretagna sia la casa di gente che è fuggita dalle persecuzioni, compresi coloro che sono scappati dai nazisti e dai pogrom in Russia”. La storia degli ebrei, rifugiati e profughi che per secoli hanno dovuto andare alla ricerca di territori più accoglienti, diventa un paradigma del quale gli stessi ebrei devono essere consapevoli nelle loro scelte democratiche. Esiste una linea di discrimine, che fa giustizia delle divisioni destra/sinistra e indica un’unica direzione praticabile: chi predica espulsioni, chi paventa invasioni, chi utilizza la paura del diverso per bassi disegni di immediata visibilità politica lavora apertamente per una società divisiva e ingiusta, e fondamentalmente pratica un tipo di politica che si inquadra perfettamente nel fenomeno, per nulla scomparso ma sempre mutevole, dell’antisemitismo.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
(24 giugno 2016)