“Abbas, basta scuse. Dimostra che vuoi la pace”
Il Cairo del generale Al-Sisi si propone con sempre più forza come mediatore in una possibile ripresa dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi. La visita del ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry a Gerusalemme della scorsa settimana ne è la dimostrazione. L’ultimo precedente risaliva a 9 anni fa ma la situazione al Cairo è molto cambiata da allora. Oggi Israele è un alleato strategico nella lotta all’Isis nella penisola del Sinai e, con la salita al potere di Al Sisi 3 anni fa, i rapporti tra il governo egiziano e lo Stato ebraico sono diventati sempre più stretti. Per questo il Primo ministro Benjamin Netanyahu, che ha incontrato Shoukry, considera l’Egitto un mediatore affidabile per un possibile riavvio dei colloqui. Ma non si può dire lo stesso di Mahmoud Abbas, il leader palestinese che non gode della fiducia del Premier israeliano e che gli stessi palestinesi, stando ai sondaggi, non gradiscono più. Nonostante questo negli ultimi mesi, Netanyahu ha più volte dichiarato di essere pronto a sedersi al tavolo con Abbas, senza precondizioni, per cercare di riaprire i negoziati. E lo ha fatto nuovamente pochi giorni fa, questa volta attraverso un video su youtube: “Presidente Abbas, dal momento che nel corso degli ultimi anni ha sempre rifiutato di incontrarmi e sedersi a negoziare la pace, spero che ascolti questo messaggio”, le parole del Premier che poi elenca cinque punti con cui il leader palestinese potrebbe dimostrare a Israele la sua buona fede.
“In primo luogo il suo consulente, Sultan Abu al Einein, recentemente ha invocato di tagliare la gola a tutti gli israeliani. Tre giorni dopo, un terrorista palestinese ha trasformato queste parole in azioni quando ha tagliato la gola di una bambina di 13 anni, Hallel Yaffa Ariel, mentre dormiva. Era una ragazza innocente. Non si meritava questo. Chiedo che lei – l’appello di Netanyahu – licenzi questo consulente perché invocare al genocidio non coincide con la pace”.
Secondo punto, la recente celebrazione sui social network da parte di Fatah, partito di Abbas, di un attacco terroristico compiuto nel 1972 all’aeroporto di Tel Aviv in cui furono uccise 24 persone. “Le chiedo di prendere il telefono e istruire il suo social media manager di smettere di lodare gli assassini di massa. Bambini suggestionabili leggono quei post”. A loro, afferma il capo del governo di Gerusalemme, bisognerebbe insegnare l’armonia, non l’odio. “Queste parole danneggiano gravemente le possibilità di pace”, così come lo fa un altro gesto a cui fa riferimento Netanyahu, citandolo come terzo elemento della sua lista: “la prossima settimana l’Autorità palestinese dedicherà un monumento a Abu Sukar, che ha ucciso 15 persone facendo scoppiare un frigorifero pieno di esplosivo in una strada trafficata di Gerusalemme”. “Piuttosto che dedicare una statua a un assassino, vi chiedo di prendere in considerazione di onorare un modello di coesistenza”.
Quattro, l’Olp smetta di pagare uno stipendio mensile a chi uccide gli ebrei, un incentivo a commettere attentati terroristici. “Finanziate con quel denaro l’istruzione, la convivenza, insegnate la tolleranza e non il terrore”. Ultimo punto dell’elenco del Premier, “ogni bambino israeliano e palestinese merita una vita di speranza, di tranquillità e di opportunità. Io continuerò a lavorare instancabilmente per la pace. È tempo che ti unisca a questo impegno”.
Daniel Reichel
(17 luglio 2016)