…civiltà
Il fatto che molti attentatori degli ultimi mesi siano giovani o giovanissimi nati in Europa e immigrati di seconda o anche terza generazione non deve farci dimenticare i tanti, la maggioranza, integrati nelle società occidentali, che svolgono il loro lavoro normalmente, che professano l’Islam come altri vanno in chiesa o in sinagoga, senza sogni di conquista o di mattanza degli infedeli. E che spesso sono le prime vittime degli assassini, intendo materialmente, perché ideologicamente quello che l’IS vuole è proprio far fallire questa realtà e contrapporre in Occidente i cittadini musulmani agli altri. Una guerra di civiltà che noi occidentali, per fortuna, non siamo disposti per ora a combattere come tale. Così leggo che una delle tre agenti di Charleroi colpite al machete dall’assassino islamico, quella che per prima gli ha sparato, è musulmana, Hakima. Quella che resterà sfregiata in volto dal machete. Era accanto alla sua collega cristiana, Corinne, anche lei gravemente colpita. Sono state colpite per la loro divisa, certo, ma agli assassini non importa distinguere la loro religione, anzi. Uccidere un po’ di musulmani integrati è un avviso e una minaccia per gli altri. Per far fallire il progetto di una società aperta, in cui regni il rispetto per tutti e fra tutti, in cui tutti i cittadini, di ogni credo e colore, vivano obbedendo alla legge dello Stato e difendendola contro ogni minaccia. Come Hakima.
Anna Foa, storica
(8 agosto 2016)