Costruire cultura, partendo dai bambini
Sono di Anton Bruckner, compositore e musicista austriaco, le parole che il ministro tedesco per la Cultura e per i Media Monika Grütters ha scelto lo scorso gennaio per salutare e sostenere il bando per la progettazione del nuovo padiglione del Museo ebraico di Berlino, il Jüdisches Museum Berlin, noto come JMB. Un’avventura coraggiosa e volta al futuro, che porterà nel 2019 all’apertura di un grande Museo dei bambini. “Chiunque voglia costruire alte torri deve dedicare molto tempo alle loro fondamenta”, erano le parole di Bruckner, e Grütters ha spiegato: “Sappiamo bene che si riferiva alle fondamenta dell’educazione alla cultura, che ha un effetto profondo sulla crescita personale. Instillare nei giovani un sincero entusiasmo per i tanti diversi campi del pensiero umano e per i risultati raggiunti non è solo compito di genitori, nonni e insegnanti. Anche le istituzioni culturali sono importanti centri di educazione alla cultura per i giovani, perché possono accendere la scintilla dell’interesse per la storia, la religione, la scienza e l’arte in maniera più vivida di qualsiasi libro di testo”. A fine luglio è stato annunciato il nome dello studio vincitore del concorso internazionale lanciato a inizio anno: dei 59 candidati iniziali ne erano stati già scelti a gennaio dodici, ridottisi poi a sei per il round finale. Studi di design e di architettura di altissimo livello, che in tutto il mondo hanno deciso di confrontarsi con un progetto che si inserisce in un’idea ampia di riqualificazione. Il padiglione più noto del Museo Ebraico di Berlino, che dall’apertura ha accolto più di dieci milioni di visitatori, è stato progettato da una grande archistar, ma vicino alla struttura di Daniel Libeskind che con le sue caratteristiche linee spezzate è diventata il simbolo del museo, sorge l’Eric F. Ross Building. Rispettandone la struttura, al suo interno i partecipanti al concorso hanno dovuto immaginare e progettare un contenitore e l’allestimento del Museo dei bambini, a partire dal tema dell’arca di Noè. Il direttore del Jüdisches Museum Berlin, Peter Schäfer, ha ricordato durante la presentazione dei progetti finalisti che la scelta di rivolgersi a un pubblico di giovanissimi – il Kindermuseum è pensato per visitatori dai 5 ai 12 anni – era parsa superflua a molti. Il museo prevede già dei percorsi speciali, e oltre ad archivi, biblioteca e sala conferenza ha una ampia e frequentata aula didattica in cui un team specializzato propone laboratori per tutto l’anno. Ad essi si aggiunge il programma estivo, che offre ai giovani frequentatori tre percorsi differenziati, dedicati a musica, cibo e natura. Schäfer ha spiegato che praticamente tutta la programmazione del JMB è rivolta ai giovani adulti, ma il Kindermuseum vuole essere un allargamento degli obiettivi pensato specificamente per i bambini e per le loro famiglie. La scelta di lavorare sulle storie della Torah, di incentrare tutto il progetto su un tema biblico, poi, porta alle fondamenta della cultura religiosa, per la prima volta. La vittoria dello studio di architettura americano Olson Kundig Architecture, in associazione con Exhibit Design di Seattle, è stata motivata dalla giuria con un forte apprezzamento della scenografia, considerata attraente e professionale in termini di museo pedagogico. “Il suo uso del tema dell’Arca di Noè riprende in maniera giocosa principi attuali e rilevanti, come diversità, migrazioni, creazione, seconde possibilità e nuovi inizi. Il visitatore è Noè, e può sperimentare le molteplici sfaccettature di questi argomenti sia autonomamente che interagendo con altri”. La narrazione del Diluvio ha radici profonde che portano a riflettere anche sul rapporto tra natura e civilizzazione, e anche sull’idea di un nuovo inzio. Che a Berlino partirà dai bambini.
(Da Dossier Musei, a cura di Ada Treves)
Pagine Ebraiche, settembre 2016
(5 settembre 2016)