“Memoria e sguardo al futuro,
ecco cosa ci insegna Israele”

rassegna“Israele, con la sua democrazia, ci richiama alla cultura e alla responsabilità della memoria, congiunta a una tensione continua verso la modernità e il progresso. Una memoria che ci parla anzitutto di lotta per l’affermazione della dignità di ogni persona, quale che sia il Paese e la latitudine in cui si trovi a vivere, quale che sia il suo status”.
Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno accademico all’Università ebraica di Gerusalemme, la cui parte finale è oggi riportata da La Stampa.
Numerosi gli interventi e le iniziative che hanno lasciato il segno nella prima giornata israeliana del capo dello Stato (che è accompagnato tra gli altri dalla presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni). La visita allo Yad Vashem, il raccoglimento davanti alla tomba di Shimon Peres, la messa a dimora di un ulivo nella Foresta delle Nazioni, l’incontro con la comunità degli Italkim. Parole e gesti per riaffermare l’indissolubile legame tra Italia e Israele.
“Mattarella in Israele ribadisce il sostegno alla sicurezza dello Stato ebraico e condanna i boicottaggi” sottolinea il Corriere. “Archiviato”, scrive Repubblica, l’incidente diplomatico che ha tenuto sul filo la sua missione: l’assurdo intervento del viceministro degli Esteri Ayoub Kara sul voto Unesco e il sisma in Italia.
“Il premier Netanyahu (che incontrerà Mattarella mercoledì) rivolge un caloroso benvenuto al nostro presidente della Repubblica e offre ‘tutto l’aiuto possibile agli amici italiani’ colpiti dal terremoto. Spazzando via così le parole di quel suo viceministro che si è spinto a definire la catastrofe in Italia centrale come ‘punizione divina’ al punto che – si legge – la visita del nostro capo dello Stato era finita ad un passo dal saltare.

Intervistato dal Corriere, lo scrittore israeliano Etgar Keret si lancia in un attacco molto duro verso l’attuale leadership politica. “Dentro al governo israeliano – sostiene – soffia uno spirito messianico. Io sono agnostico e anche se credessi in Dio non penso lavorerebbe per Netanyahu, di certo Kara non sarebbe il suo profeta. Non è un problema di fede religiosa, ma di uso che viene fatto della religione. Se un partito è convinto di possedere la verità piovuta dal cielo, considererà gli altri sempre dalla parte sbagliata. E da punire per le loro idee”.

Su Repubblica Affari & Finanza un ampio ritratto di Haim Saban, uomo d’affari israelo-americano che guida il più grande network televisivo in lingua spagnola degli Stati Uniti (Univision) e che può vantare una stretta amicizia con la famiglia Clinton. “Hillary ha sempre dato a Saban garanzie politiche su Israele, e lui si è prodigato per lei. Ma se i democratici vinceranno le elezioni, il miliardario californiano non avrà solo dei riconoscimenti politici e la porta della Casa Bianca sempre aperta (del resto ci ha già pernottato più volte): la sua speranza – viene spiegato – è di ottenere l’avallo del neo-presidente per lo sbarco a Wall Street della Univision”.

In un editoriale sul Corriere, Ernesto Galli Della Loggia invita a riconoscere alcuni segnali di apertura al dialogo non scontati di parti del mondo islamico più tradizionalista. “Dobbiamo incoraggiare i dibattiti aspri ma aperti che fanno bene all’Islam” scrive Della Loggia, citando alcuni temi lanciati sulla prima pagina dell’Osservatore Romano dal giornalista marocchino Zouhir Louassini.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(31 ottobre 2016)