Storie – Il museo a Predappio
Alla trasmissione “Tutta la città ne parla” di Radio Tre, insieme ad altri studiosi di storia, ci siamo confrontati sul progetto del comune di Predappio, paese natale di Benito Mussolini, in provincia di Forlì-Cesena, di allestire un’esposizione permanente sul fascismo nell’edificio dell’ex Casa del Fascio.
La realizzazione del museo è stata affidata all’Istituto Parri di Bologna, diretto da Luca Alessandrini, e a un comitato scientifico di cui fanno parte diversi storici, tra cui ad esempio Marcello Flores, anche lui presente in trasmissione.
Su questo tema, come spesso accade in Italia, si è scatenato un dibattito che, come ha detto Carlo Greppi, ha assunto i caratteri del “tribalismo” e del tifo da stadio (vedi referendum).
La nascita di un museo dedicato alla storia del fascismo comporterebbe fare i conti su quella fase storica, cosa che l’Italia ha fatto ancora troppo poco, a differenza ad esempio della Germania. Io credo allora che invece che interrogarsi sul “se” fare il museo, bisognerebbe interrogarsi sul “come” si realizzerà quel progetto.
David Bidussa l’ha definita giustamente una sfida culturale. Uno storico contrario al progetto, Giovanni Sabatucci, intervenendo in trasmissione, ha invece adombrato i rischi che il museo possa inconsapevolmente avere un intento celebrativo.
Se però esso racconterà con immagini, video, parole le violenze squadriste, la soppressione delle libertà, le leggi fascistissime, la persecuzione degli ebrei e le leggi razziste del 1938, le stragi compiute dagli italiani in guerra, la complicità con il nazismo, tale pericolo sarà scongiurato. E anche i nostalgici che ciclicamente si recano a Predappio per celebrare il duce, se ne torneranno a casa con un pugno metaforico allo stomaco.
Mario Avagliano
(1 novembre 2016)