Il vicepremier libico:
“Collaboriamo sui migranti”

rassegnaSono già rientrati in Italia Bruno Cacace e Danilo Calonego, i due tecnici rapiti in Libia il 19 settembre scorso (verosimilmente per errore). La loro liberazione è così commentata dal vicepremier libico Ahmed Maitig, intervistato da Repubblica (Vincenzo Nigro): “Nel Fezzan, Italia e Libia insieme hanno dato un esempio al mondo di come possiamo lavorare insieme. L’Italia ha capito perfettamente come rispettare i nostri uomini, i nostri funzionari: l’Italia ha capito che non era possibile montare un’operazione segreta in Libia, ma bisognava rispettare le nostre prerogative. Un esempio che altri paesi devono seguire: non possono venire qui ad agire senza il nostro permesso”.
Tra i temi toccati anche la questione dei migranti e la cooperazione in corso in questo ambito tra i due governi. “L’immigrazione riguarda l’Italia, l’Europa, ma è un dramma anche per la Libia. La Ue non ci ha dato ascolto: solo adesso con l’Italia abbiamo iniziato a lavorare insieme, in parallelo, da uguali, aiutandoci reciprocamente. Aspettiamo ancora l’Europa – afferma Maitig – aspettiamo che la Ue si impegni soprattutto con i paesi africani da cui proviene l’immigrazione illegale”.

La faida familiare esplosa nelle scorse ore sull’appartamento torinese in cui Rita Levi Montalcini studiò negli anni delle Leggi Razziste continua a far discutere. “Non sono mai stati troppo legati i fratelli Montalcini, fin da piccoli, come raccontano amici e parenti, troppo diversi per amarsi: sempre in prima fila Piera, impegnata in politica e nella conservazione della memoria del padre e delle due zie di cui andare, a dir poco, fiera. A Emanuele, tutto questo gran da fare è sempre parso eccessivo, per qualcuno addirittura, ha rappresentato un peso schiacciante” scrive La Stampa (Emanuela Minucci).
Alla morte della mamma, il cuscino che aveva sempre evitato lo scontro fra i due fratelli, il signorile stabile di corso Re Umberto 10 (dove abitano entrambi) “si è trasformato in un ring: sino al ko tecnico della serratura cambiata dal fabbro”.

Sul Messaggero, un’ampia riflessione di Fabio Nicolucci nel 60esimo anniversario della guerra del Sinai e della crisi di Suez. “Il vero motivo per cui questo passaggio storico è quasi rimosso o vissuto con fastidio nel pubblico dibattito in Israele e anche europeo – scrive Nicolucci – sta nella durezza della lezione che ne conseguì. Una lezione che però oggi può tornare utile, vista la similitudine con i grandi cambiamenti che stanno investendo la regione”.

Su Repubblica, Wlodek Goldkorn recensisce Un sopravvissuto di Moritz Scheyer, testimonianza della Shoah ritrovata e fatta dare alle stampe da un nipote. “Che cosa c’è di eccezionale in Un sopravvissuto? La risposta è semplice e sia permessa l’analogia con Primo Levi. I libri di Levi su Auschwitz sono una testimonianza così potente perché scritti da un grande romanziere. Ecco, Un sopravvissuto è vera letteratura. La prosa è limpida e trascinante. Lo stile è quello dei grandi autori del ‘900; da Zweig a Arthur Koestler”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(6 novembre 2016)