Storie – Costituzione e “razze”
Altro che “pura razza italiana”, come recitavano le leggi razziste del 1938. Il nostro popolo è frutto dell’incrocio fra mille etnie. Ne parla l’interessante libro “Italiani. Come il DNA ci aiuta a capire chi siamo”, di Giovanni Destro Bisol e Marco Capocasa, pubblicato nella collana di Carocci “Città della Scienza”. Basti pensare nel nostro Paese ci sono due milioni e mezzo di cittadini italiani che da generazioni parlano una lingua diversa dall’italiano: albanese, catalana, croata, francese, franco-provenzale, friulana, tedesca, greca, ladina, occitana, slovena e sarda. Più che in ogni altro Paese d’Europa.
L’Italia è quindi la Nazione principe delle diversità. Dagli studi degli antropologi Giovanni Fiorito e Alberto Piazza risulta ad esempio che nel nostro Paese si parlano 35 lingue diverse, esclusi i contributi delle migrazioni più recenti; più che in Germania (27), Francia (23), Spagna (15) e Regno Unito (13). Dal libro di Destro Bisol e Capocasa emerge poi che in base all’analisi del cromosoma maschile Y, se è 100 la differenza genetica che si osserva in media tra le popolazioni di tutta Europa, nella sola Italia tra italiani è 80, quindi molto molto alta. Questo perché la popolazione italiana è il frutto del mescolamento tra varie etnie, provenienti da Oriente e da Occidente, da Nord e da Sud.
Un tema che, in un periodo della nostra storia in cui si discute tanto di riforma della Costituzione, porta a riflettere sul perché nella carta fondamentale all’articolo 3 si continui a usare il termine di “razza” che non solo è scientificamente superato (non esistono razze, come è noto) ma – come osservano i due autori – “riduce le differenze tra gli esseri umani a poche categorie anacronistiche (come bianchi, neri e gialli), connota la diversità in senso discriminatorio”.
Ecco l’attuale l’articolo 3 della Costituzione italiana.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Giovanni Destro Bisol e Marco Capocasa propongono il seguente nuovo testo:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di aspetto fisico e tradizioni culturali, di genere, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. La Repubblica non riconosce l’esistenza di presunte razze umane e combatte ogni forma di razzismo e xenofobia.
Non è semplicemente una battaglia terminologica. Potrebbe essere una battaglia per affermare nel nostro Paese un principio di civiltà.
Mario Avagliano
(8 novembre 2016)