…Jobbik
L’irreparabile è dunque avvenuto: Donald Trump è il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Inutile negarlo, la sensazione è sempre più quella di assistere al crollo di un sistema politico fondato sui valori di libertà, uguaglianza e fraternità, di cui la Brexit e queste elezioni appaiono solo le prime due tappe. Che proprio la Brexit dimostri che, sfogata la rabbia, non si sappia minimamente dove andare non pare essere un argomento che faccia presa su una popolazione arrabbiata, che ha trovato una classe pseudo politica capace di dare spazio ai suoi sentimenti più retrivi. A tal proposito, in contemporanea alle elezioni statunitensi, arriva una notizia dalla solita Ungheria (quanto si è sbagliato a sottovalutare quanto stava avvenendo in quel Paese in questi anni): il Parlamento ha rigettato la proposta di modifica della costituzione voluta da Orban per legittimare un referendum invece fallito. Servivano 133 voti, ne ha ottenuti 131 (tutto il suo partito). Buona notizia? Mica troppo. La proposta ha trovato l’opposizione di Jobbik, il partito razzista e antisemita, che sta a destra della Fidesz del Premier. Il motivo è che la proposta di Orban includeva una clausola per cui gli stranieri che avessero pagato 300 mila euro avrebbero potuto “comprarsi” la cittadinanza magiara. Traduzione: Jobbik fiuta l’aria e si prepara a conquistare il Parlamento. Dalla padella alla brace, si dice in questi casi.
Davide Assael, ricercatore