In ascolto – Maureen Nehedar
Nonostante la crisi profonda dell’industria discografica e la florida attività di You Tube, sono ancora molti gli artisti che credono nel disco. E in mezzo a cose più o meno di valore, si possono anche ritrovare alcuni pezzi interessanti, come l’ultimo album della cantante e compositrice israeliana Maureen Nehedar, che ha ottenuto il primo grande successo nel 2014 con il suo Asleep in the Bosom of Childhood.
Maureen è solo una ragazzina quando comincia la via lunga e faticosa dei concorsi per band giovanili, ma chiunque la ascolti resta affascinato dalla sua voce e dalla grande musicalità. Sceglie, com’è naturale, di frequentare la Jerusalem Academy of Music and Dance, dove consegue due diplomi, uno in canto e l’altro in composizione, direzione ed educazione musicale.
A soli 17 anni entra nell’Isfahan Ensemble, un omaggio alla sua città natale che ha lasciato ancora piccolina, a seguito della presa del potere da parte di Khomeini ma anche un omaggio alla musica persiana classica e folk. L’esperienza con l’Isfahan Ensemble la spinge ad approfondire lo studio della poesia ebraico-persiana e a dedicarsi ai piyyutim. Maureen fa rivivere poesie a lungo dimenticate e le veste di suoni che arrivano da oriente, utilizzando il Dastgah, il sistema modale caratteristico della musica persiana. Ma l’artista non si dedica solo alla poesia e alla ricerca di una precisione filologica, anzi, compone brani nuovi e nell’ultimo album ci propone canti tratti dal repertorio folk persiano, riarrangiati con suoni più moderni e di facile ascolto anche per il pubblico occidentale.
La canzone che ascoltiamo oggi è “Gole gandom” (il fiore del grano), rielaborazione personale dell’artista di un canto tradizionale persiano che celebra il raccolto del grano. Maureen ha un voce morbida e piena, si muove con agilità sull’arrangiamento orientaleggiante e ci stupisce per la naturalezza e la grazia dei suoi melismi.
Maria Teresa Milano
Consiglio d’ascolto: