Parigi, a un anno dagli attentati “Il terrorismo non ci affonderà”
“13 novembre 2015. Fluctuat nec mergitur.” A un anno dall’attentato islamista che ha sconvolto Parigi, la Capitale francese si stringe attorno alle parole che scandiscono il suo motto cittadino: “Fluctuat nec mergitur”, “È battuta dalle onde, ma non affonda”. Come una nave che attraversa la tempesta del terrorismo e dell’odio fondamentalista, Parigi ricorda a se stessa, in queste ore cariche di dolore e commozione, di essere più forte di chi nel novembre dello scorso anno la colpì a tradimento, massacrando 130 persone nel nome di una visione corrotta della religione. “Ricordatevi di resistere, per superare la codardia e la brutalità di questi fanatici islamisti che vogliono imporci il loro stile di vita medievale”, ha scritto nelle scorse ore Francis Kalifat, il presidente del Conseil représentatif des institutions juives de France (Crif – organizzazione che rappresenta l’ebraismo d’oltralpe), partecipando ai diversi eventi organizzati a Parigi per commemorare le vittime del 13 novembre. “Centinaia di vite spezzate, famiglie decimate, traumi profondi, a volte insormontabili, i sopravvissuti sconvolti da quella domanda assillante ‘Perché sono vivo, perché io?’”, prosegue Kalifat ricordando come la ferita di quei giorni sia ancora aperta in chi dai luoghi degli attacchi riuscì a uscire vivo. Luoghi – dallo Stade de France, al Bonne Biere fino al Bataclan – che in queste ore sono stati visitati dal corteo commemorativo guidato dal presidente Francois Hollande, dal primo ministro Manuel Valls e dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo. Luoghi in cui nessuna parola ufficiale è stata pronunciata, rispettando il volere dei parenti delle vittime, che hanno chiesto che fosse soltanto letto l’elenco dei 130 caduti di quella terribile notte.
Alle vittime è stata dedicata dalla comunità ebraica francese, al termine dello shabbat, l’havdalah, ha sottolineato il Gran Rabbino di Francia Haim Korsia. Comunità ebraica che Oltralpe e non solo, ha pagato a caro prezzo l’emergere dell’odio terroristico: troppo spesso i media internazionali dimenticano infatti l’attentato alla scuola ebraica di Tolosa del 2012 così come quello all’hypercasher del 9 gennaio 2015 (ma anche l’attentato in Belgio, a Bruxelles, al museo ebraico). “Dopo aver attaccato i vari simboli della nostra Repubblica, – ha ricordato Kalifat – la libertà di espressione con i giornalisti di Charlie Hebdo, l’esercito e la polizia a Montauban, Parigi e Montrouge, gli ebrei a Tolosa e Vincennes, il terrorismo islamico si è rivolto questa volta a tutta la Francia, alla sua gioventù, al suo stile di vita, e ha lanciato una guerra con l’obiettivo di abbattere la nostra democrazia e imporre la sharia”.
Il presidente del Crif ha poi ricordato il ruolo di sentinelle degli ebrei all’interno delle società, “in quanto spesso prime vittime dell’odio e delle violenza” che poi colpisce la società nel suo complesso. Anche per questo l’antisemitismo non deve essere sottovalutato.
“Questo 13 novembre 2016 – conclude Kalifat – deve essere per tutti un momento di riflessione, di compassione e solidarietà, ma anche l’occasione per ricordare la nostra determinazione a combattere come francesi e come ebrei insieme a tutti coloro che vogliono difendere i valori della tolleranza, della libertà, fraternità e laicità che sono il fondamento della nostra Repubblica e della nostra capacità di vivere insieme”. O come aveva scritto Joann Sfar – celebre disegnatore ebreo francese nonché autore del disegno in alto – “quelli che amano, quelli che amano la vita.. alla fine sono sempre loro che vincono”.
Daniel Reichel